La Nuova Sardegna

Oristano

Visna Maedi, esposto alla Procura

di Maria Antonietta Cossu
Visna Maedi, esposto alla Procura

Soddì, tre allevatori firmano una denuncia contro ignoti per fermare il virus

15 settembre 2017
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SODDÌ. Alla fine di una lunga e infruttuosa battaglia non hanno avuto altra alternativa che presentare un esposto contro ignoti alla Procura della Repubblica per fermare la diffusione della Visna Maedi. A chiamare in causa la magistratura sono stati tre allevatori dell’Alto Oristanese da anni alle prese con un’epidemia che ha falcidiato le loro greggi e che, a differenza di quanto avviene per altre epizoozie, non rientra in un piano di eradicazione obbligatorio. L’ unica misura di autotutela derivava dal piano di risanamento volontario messo in campo dalla Asl 5, al quale tre anni fa avevano aderito cinque imprenditori agricoli di Soddì, Tadasani e Nughedu Santa Vittoria. Un processo lungo e dispendioso intrapreso con l’obiettivo di estirpare la malattia dai loro ovili che oggi sta costando caro ai pastori. A suo tempo i veterinari dell’Asl oristanese avevano certificato la variante di lentivirosi importata dall’Islanda ma oggi quella diagnosi è contestata da altre autorità competenti in materia di salute animale. In primis l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, che sebbene avesse valutato positivamente i risultati ottenuti con la profilassi, nel 2016 aveva chiesto e ottenuto dalla Regione di sospendere il piano volontario di eradicazione. «Sostenevano che non fosse certo si trattasse di Visna Maedi ma che concorressero altre cause, ragion per cui sollecitavano altre indagini» ha riferito Efisio Arbau, il legale che ha presentato l’esposto a nome di Domenico Serra, Costantino Medde e Fausto Flore. Il sospetto degli allevatori, invece, è che la battuta d’arresto abbia a che fare con la loro precedente richiesta di risarcimento danni. Le perdite che sta costando l’attuazione del protocollo sanitario sono ingenti: sui pastori ricadono i costi delle analisi periodiche e dello smaltimento dei capi morti, è consentita solo la vendita ai macelli, che acquistano prezzi stracciati: dai cinque ai dieci euro a capo a fronte di un valore di mercato di 200 euro. Gli allevatori chiedono di fare chiarezza una volta per tutte sulla questione e di estendere anche alle aziende ovine il piano di eradicazione obbligatorio previsto per gli allevamenti caprini e misti. Una rivendicazione avanzata anche attraverso il tribunale civile di Oristano, che però ha dichiarato di non avere competenza sulla controversia. «Chi mette in discussione certificazioni sanitarie che attestano la presenza della Visna Maedi nei nostri allevamenti si deve prendere la responsabilità di scriverlo nero su bianco e la Regione metta mano una volta per tutte alla situazione» ha reclamato Domenico Serra.

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