La Nuova Sardegna

Oristano

Capitale della Cultura, una corsa nell’indifferenza

di Davide Pinna
Capitale della Cultura, una corsa nell’indifferenza

Pochi oristanesi sanno che la città è candidata per il prestigioso traguardo Molte le critiche a un sistema che non valorizza i “gioielli” del passato

16 settembre 2017
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ORISTANO. Gli oristanesi, in una mattina di metà settembre, non sembrano molto preoccupati per l’esito della candidatura cittadina a Capitale Italiana della Cultura 2020. Tra i passanti molti neppure sono a conoscenza del fatto e quelli che lo sanno l’hanno appreso dai giornali che evidentemente un ruolo nella divulgazione delle notizie che contano ancora ce l’hanno.

Non sembra che nei discorsi da bar o nei capannelli che si creano in via Dritta e nelle piazze l’argomento sia il centro dell’attenzione. Sarà per quell’aria di decadenza che si respira in tutte le città dal passato glorioso, il presente modesto e il futuro incerto – aria decadente di cui si fa cenno già nei racconti dei viaggiatori ottocenteschi – ma la reazione degli interpellati bene o male è sempre la stessa: incredula. Non bisogna pensare però che quest’incredulità derivi dall'ignoranza del patrimonio culturale della Città dei Giudici, anzi ci sono critiche circostanziate. Come quelle di Jean Louis Manca, agricoltore, e Donato Cancedda, musicista, che fanno notare come la città non tenga abbastanza in considerazione il patrimonio archeologico relativo all’epoca nuragica: «Basta pensare al nuraghe di Bau Mendula, sul Monte Arci, tra Oristano e Villaurbana, per nulla valorizzato». Oppure come quella di Antonio Leggieri, libraio, che ricorda come Oristano «Non abbia nemmeno celebrato degnamente il centenario della nascita del commediografo Antonio Garau nel 2007».

Altri operatori culturali, tra i lavoratori della libreria Canu, fanno notare come manchi una valorizzazione quotidiana del pur ricco patrimonio monumentale della città: «Monumenti Aperti non basta; e comunque anche lì se non fosse per l’impegno dei ragazzini e dei volontari ci sarebbe ben poco».

Un altro leitmotiv è quello del centro storico, il vero centro storico, quello delle viuzze tra piazza Roma e via Solferino: «Pieno di edifici abbandonati e in rovina e utilizzato come bagno pubblico» dice un passante. Il confronto con Nuoro, l’altra città sarda candidata, non è poi felicissimo: «Di Nuoro si parla quasi ogni giorno, per le mostre ed altre attività culturali. Di Oristano non si sente quasi nulla», e altri fanno notare come il «MAN di Nuoro possa vantare 40mila visitatori all’anno». Forse però ignorano che la pinacoteca Carlo Contini viaggia su numeri molto simili. Ad ogni modo la reazione degli oristanesi sembra critica e poco ottimista: nessuno degli interpellati pensa che la città possa farcela. E qualcuno già ci beve su: cappuccino o birra.

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