La Nuova Sardegna

Oristano

NARBOLIA 

Sclerosi multipla, primato di incidenza nella provincia

Sclerosi multipla, primato di incidenza nella provincia

NARBOLIA. Si è parlato di sclerosi multipla ieri mattina nella sala convegni del Resort Is Arenas, davanti a una platea nutrita, composta da specialisti, malati e accompagnatori. La sclerosi...

01 ottobre 2017
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NARBOLIA. Si è parlato di sclerosi multipla ieri mattina nella sala convegni del Resort Is Arenas, davanti a una platea nutrita, composta da specialisti, malati e accompagnatori. La sclerosi multipla è una malattia progressivamente invalidante che colpisce giovani adulti (soprattutto donne in una fascia d’età tra 20 e 40 anni), rendendo particolarmente difficoltosa la vita di chi ne è affetto. Nel Centro regionale per la diagnosi e cura, che si trova nell’ospedale Binaghi di Cagliari, diretto da Eleonora Cocco, attualmente sono in cura 4.300 pazienti. Nell’isola ogni 100mila abitanti ci sono 360 malati, una delle incidenze più alte in assoluto rispetto al resto del mondo. Ad essere maggiormente colpita è però la provincia di Oristano, con un numero di nuovi casi in continuo aumento. Domenico Gallus, medico e consigliere regionale, convive con la sclerosi da diversi anni. «Al momento, purtroppo, non ci sono terapie certe in grado di fermare la malattia – dice Gallus -. All’interno della Commissione di cui faccio parte sto lavorando perché l’ospedale di Oristano abbia un reparto di Neurologia, all’interno del quale trovi posto un presidio diagnostico e riabilitativo per i malati di sclerosi. Perché diventi realtà, dobbiamo però attendere che la riforma divenga operativa». Sui benefici ottenibili nel trattamento della sclerosi con il discusso “metodo Zamboni” (consistente nell’intervento correttivo sui “difetti vascolari” che creerebbero un restringimento dei vasi sanguigni di collo e torace che irrorano il sistema nervoso centrale), Gallus, che lo ha sperimentato, risponde: «Mai togliere la speranza a un malato di sclerosi». «Nel trattamento della sclerosi – ha detto Maria Giovanna Marrosu, neurologa e professore dell’Università di Cagliari –, purtroppo non abbiamo il biomarcatore, che consenta l’impiego di un farmaco personalizzato; in mancanza è necessario coinvolgere persone della sfera familiare del paziente, per arrivare a una terapia efficace». Per questo motivo, occorre mettere in campo un “lavoro di squadra”, ha precisato la professoressa Cocco, «che, attraverso la personalizzazione, consenta di tenere conto di tutti gli aspetti legati al paziente». Chi ha la sfortuna di imbattersi in una diagnosi di sclerosi, soprattutto se molto giovane, si pone molti interrogativi circa il proprio futuro. Nel caso delle donne, la domanda più frequente riguarda la possibilità di avere figli. «Negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi avanti – è stato detto dagli specialisti –. Diventare mamme si può, ma è importante che durante le fasi pre, durante post gravidanza, ci sia una buona collaborazione tra ginecologo e psicologo».

Piero Marongiu

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