La Nuova Sardegna

Oristano

Mogoro fa festa in teatro, Tragodìa compie 30 anni

di Michela Cuccu
Mogoro fa festa in teatro, Tragodìa compie 30 anni

La compagnia celebra lo storico compleanno con una lunga serie di spettacoli Dagli esordi all’affermazione: il lungo tragitto di chi ha iniziato per diletto

05 ottobre 2017
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MOGORO. Trenta candeline che sono anche trent’anni di passione, di sogni e sacrifici. È il compleanno, appunto il trentesimo, di Tragodìa Teatro, la compagnia nata a Mogoro e che nel teatro del centro della Marmilla, da sabato fino al 26 novembre, per otto serate festeggerà assieme al pubblico un traguardo davvero importante. “Trent’anni di Teatro Tragodia 1987/2017”, è il titolo scelto per una rassegna che, oltre a essere celebrativa o meglio «auto celebrativa», come scrivono in una nota di presentazione i responsabili della compagnia, guarda al futuro proponendo anche nuovi allestimenti.

E siccome un compleanno si festeggia con gli amici, nel cartellone non mancano gli spettacoli di altre compagnie che si potrebbero anche definire compagne di viaggio, che in Sardegna continuano con determinazione e costanza a far teatro. Virginia Garau regista e fra i fondatori di Tragodìa, non ha mai fatto mistero di quanta fatica ci sia voluta per portare avanti un progetto «Nato inizialmente dall’incontro di persone che condividevano il piacere di far teatro: agli esordi certo non avremmo mai immaginato, anche se ci speravamo, di trasformarlo in un vero e proprio lavoro».

Attori professionisti che nella Marmilla isolata, certo non ricca ma tuttavia non priva di sogni e ambizioni, trent’anni fa hanno iniziato in modo disincantato a portare la settima arte nei teatri, nelle piazze dei paesi, nelle scuole. «Certamente le difficoltà sono state tante – dice Virginia Garau – per noi, così lontani da Cagliari dove si concentrava il pubblico teatrale, crearci un bacino d’utenza ha significato costanza e impegno. Rispetto alla città nei nostri paesi tutto è molto diverso. All’inizio abbiamo dovuto curare alcuni aspetti legati alle abitudini degli abitanti, come ad esempio, il non organizzare uno spettacolo lo stesso giorno delle cresime. Sarebbe inutile, non verrebbe nessuno».

Oggi le variabili però sono un aspetto marginale, se si considera che Tragodìa ha un pubblico di fedelissimi, che assicura 120 abbonamenti a stagione. Non è poco in un territorio che conta poche decine di migliaia di abitanti. «La vera spinta verso la professione è stata determinata dal lavoro, costante, svolto nelle scuole e nei centri di aggregazione, con l’allestimento di laboratori per studenti e appassionati, che hanno ottenuto da subito un buon seguito. Fare teatro – avverte Virginia Garau – non è semplice. Esser riconosciuti poi dalle istituzioni per ottenere i finanziamenti è stato il risultato della nostra determinazione a non voler rinunciare a questo progetto. Oggi – spiega la regista – quel che manca è una legge quadro, che riconosca i professionisti da chi recita per diletto. Insomma, vorremmo essere distinti dalle filodrammatiche, che hanno dignità e ruolo, ma sono cose diverse dal teatro di professione».

E nell’era dei social e della tv bisogna fare i conti con le repentine trasformazioni imposte dal web. «Verissimo – conclude Virginia Garau – anche i nostri spettacoli sono più corti: al massimo durano 50 minuti, altrimenti non ti seguono più».

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