La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, dai fondali di porto Managu una risorsa inattesa

di Alessandro Farina
Bosa, dai fondali di porto Managu una risorsa inattesa

Lo smaltimento dell’impianto ittico da rimuovere Un ricercatore suggerisce una soluzione a impatto zero 

07 ottobre 2017
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BOSA. Riutilizzare parte dei resti dell’impianto ittico dismesso di Managu, che il Comune si appresta a bonificare grazie ai 250mila euro concessi dalla Regione, per creare zone di ancoraggio per i natanti, in appoggio ai sub che visitano i fondali lungo la costa di Bosa e possibilmente anche di Tresnuraghes. La proposta viene dal ricercatore Vincenzo Piras, esperto sub titolare del Bosa Diving Center, in collaborazione con le associazioni Pellicano del Cimone e Centro ricerche ambientali.

Ora quest’idea è all’attenzione delle istituzioni, il Comune in primis che è stato tempestivamente informato. È un modo per limitare le spese di smaltimento delle attrezzature che libereranno lo specchio di mare vicino a porto Managu dalla loro pericolosa presenza. Ma è anche una soluzione per dare una mano alla natura e all’economia turistica. Va infatti considerato che pesi morti, catene e boe che oggi sono un pericolo per la navigazione potrebbero essere utilizzati nei siti di immersione dove in molti gettano l’ancora, con tutti i problemi ambientali del caso. Un’altra idea da valutare però con i pescatori si occupa del problema del forte depauperamento ittico nei fondali di questo tratto di costa. «Si potrebbero anche creare attorno alle boe di ancoraggio delle oasi blu di ripopolamento», suggerisce Vincenzo Piras. «La stagione estiva 2017 è stata eccezionale dal punto di vista turistico se si guarda alla presenza sempre più incisiva degli amanti delle immersioni – prosegue –. Occorre però anche pianificare e programmare il futuro, in un settore dove Bosa può giocare un ruolo fondamentale. La nostra costa, per condizioni geomorfoligiche e naturalistiche, offre una varietà di fondali unici nell’isola. Un patrimonio eccezionale, dove però occorre incidere anche con il ripopolamento ittico».

Vincenzo Piras si mette quindi a disposizione per chiedere di utilizzare parte delle attrezzature del vecchio impianto ittico per creare degli approdi stabili e facilmente rimovibili da posizionare in siti già individuati nelle secche di Marrargiu, Pagliosa, Casa del Vento, Cala ’e Moros nel litorale di Bosa, e magari anche a Corona Niedda, Su Puntillone e Piramidi in quella di Tresnuraghes, per un totale di dodici punti di immersione se l’idea dovesse risultare gradita.

Non resta quindi che attendere l’esito della proposta inviata ai Comuni di Bosa e Tresnuraghes, alla Guardia Costiera, al Corpo Forestale e all’Ufficio Patrimonio della Regione, per capire se dalla teoria sarà possibile passare all’attuazione pratica di questo progetto.

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