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Il vescovo Carboni: «La sofferenza del territorio»

ALES. Riconoscere, interpretare e scegliere. Con questi tre verbi operativi il vescovo di Ales-Terralba, nella sua prima lettera pastorale, invita tutta la diocesi – poco più di 100mila abitanti, 36....

09 ottobre 2017
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ALES. Riconoscere, interpretare e scegliere. Con questi tre verbi operativi il vescovo di Ales-Terralba, nella sua prima lettera pastorale, invita tutta la diocesi – poco più di 100mila abitanti, 36.000 famiglie, 57 parrocchie – a un’operazione di discernimento. L’obiettivo è trovare modi, tempi e stili di vita perché tutti i cristiani residenti all’ombra dei monti Arci e Linas diventino «sale, luce e lievito».

Il metodo è la lettura della realtà diocesana – anche sociale, dove non mancano le emergenze - per poi ricercare «nuovi cammini che facciano crescere nella comunione, nella carità e nella testimonianza della nostra fede». Padre Roberto Carboni mette il suo messaggio dentro un lettera - intitolata con tre aggettivi: «Viva , Efficace, Tagliente” (la Parola di Dio) – una sorta di «bottiglia gettata nell’oceano» e spera che qualcuno la raccolga, legga e si senta «coinvolto e spinto a rispondere, a cercare un dialogo con l’autore».

Non è una lettera prescrittiva, un insieme di regole che sacerdoti e fedeli devono immediatamente applicare. Nemmeno “una ricetta” episcopale dove si insegna a fare pastorale e a vivere da cristiani. È sicuramente l’apertura di un dialogo, l’inizio di un cammino all’insegna del confronto con il Vangelo.

Padre Carboni in un anno e mezzo ad Ales ha percorso più volte i 1.494 kmq del territorio diocesano formato da 49 centri abitati, di cui 39 comuni. Ha parlato con autorità e semplici cittadini, prima di tutto con i 66 sacerdoti suoi principali collaboratori. Si è fatto un’idea ben precisa della situazione: «Sento l’urgenza – scrive nella lettera – che la nostra Chiesa ritorni al cuore della vita cristiana. Che ciascun cristiano comprenda che bisogna prima di tutto ancorarsi saldamente al centro, a Gesù Cristo, per lasciarsi poi spronare dal suo “andate” verso la creatività e il coraggio della testimonianza».

La lettera del vescovo indica un discernimento, alla luce della Parola di Dio, calato nella realtà ecclesiale e sociale. Scrive il vescovo: «Sono risapute le ferite originate dalla mancanza di lavoro, con la conseguente fuga dai paesi, lo spopolamento, l’assenza di prospettive certe per i giovani che per questo motivo abbandonano le loro famiglie, la difficoltà nel prestare attenzione agli anziani. La riduzione dei servizi sociali come la chiusura di scuole e dei servizi sanitari insieme alla trascuratezza della viabilità che rende ancora più difficile la situazione».

Il quadro sociale incide direttamente e indirettamente sulla vita della comunità diocesana. Se nel 2007 i battezzati erano 695 nel 2016 diventano 505 mentre i morti sono il doppio (1.111). I cresimati nel 2007 a quota 826, dieci anni dopo 598. I matrimoni in chiesa passano da 362 del 2007 a 201 del 2016.

Mario Girau



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