La Nuova Sardegna

Oristano

Comune prudente sul campo boe a Managu

Comune prudente sul campo boe a Managu

Bosa, il sindaco apre alla proposta del Diving Center: «Ma solo se ci saranno tutte le autorizzazioni»

11 ottobre 2017
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BOSA. «Tutto quello che è possibile realizzare a beneficio della valorizzazione della nostra zona siamo disponibili a farlo, ma in pieno accordo e con tutte le autorizzazioni degli organi competenti». È quantomeno da piedi di piombo (come le calzature dei palombari per restare al tema subacqueo» la risposta dell’amministrazione civica dopo la proposta del ricercatore e titolare del Bosa Diving Center, Vincenzo Piras. In vista dell’imminente intervento di messa in sicurezza nella zona di Managu, insieme alle associazioni Pellicano del Cimone e Centro studi ambientali Bosa, Piras ha chiesto di utilizzare parte delle strutture del dismesso impianto di itticoltura (corpi morti, catene e boe) per la posa di una serie di punti di approdo utili alle imbarcazioni dei sub che si immergono per ammirare le meraviglie dei locali fondali.

«Il nostro primo obiettivo, a questo sono destinati i contributi in arrivo dalla Regione (che dopo una lunga battaglia portata avanti anche dal locale Ufficio circondariale marittimo ha stanziato 250.000 euro per l'operazione, Ndc), è quello di ripulire dai detriti il sito vicino a porto Managu» premette il sindaco Luigi Mastino. Le potenzialità turistiche legate al mare nel golfo del Marrargiu e verso Tresnuraghes sono però tutte ancora da sfruttare e valorizzare, secondo Vincenzo Piras. Che vede nuove occasioni di sviluppo, anche ambientale, con la realizzazione di 12 punti di approdo nel mare tra Bosa e Tresnuraghes. Boe che garantirebbero sicurezza alla navigazione e che eviterebbero il continuo calar di ancore e, previo accordo con i pescatori, potrebbero fungere anche da siti per oasi di ripopolamento ittico.

«Se le strutture di Managu o parte di esse possono essere riutilizzate ben venga. Ma occorrono prima le autorizzazioni dalle autorità competenti, anche perché i siti di approdo devono rispettare le norme di sicurezza - dice Luigi Mastino. -. Il problema preliminare sono i nulla osta da parte della Capitaneria di Porto». Mentre per ora il Comune, ribadisce Mastino «ha il compito principale di rimuovere gli ostacoli alla navigazione a Managu. Operazione già complessa, perché sarà necessaria un’accurata ispezione nell’ampio specchio di mare e fondale interessato dall’intervento».

Non è improbabile comunque che nei prossimi giorni un incontro tra il titolare del Bosa Diving Center e gli amministratori possa magari smussare qualche spigolo, su una proposta che fa già discutere l’amplia platea di amanti del mare e delle immersioni e non solo.

Bosa infatti è città che guarda al turismo come fondamentale pilastro su cui costruire uno stabile futuro economico, che volente o nolente deve fare i conti anche con le opportunità della subacquea. (al.fa.)

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