La Nuova Sardegna

Oristano

Muore in piazza, c'è il defibrillatore ma nessuno lo usa

di Davide Pinna
Muore in piazza, c'è il defibrillatore ma nessuno lo usa

A pochi metri di distanza dal luogo della tragedia di sabato, a Oristano, c’è un’apparecchiatura che però non è stata utilizzata

12 ottobre 2017
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ORISTANO. La tragedia di cui è stata teatro piazza Roma sabato scorso probabilmente era inevitabile: un pensionato, Umberto Previteri, 72 anni, si è accasciato al suolo subito dopo aver prelevato al bancomat, colpito da arresto cardiaco. L’intervento degli agenti di polizia e l’arrivo in tempi brevi dell’ambulanza medicalizzata del 118, nonostante 20 minuti di tentativi di rianimazione, non è riuscito a salvargli la vita. Tuttavia fa riflettere la presenza, a poco meno di cento metri, di una postazione dotata di apparecchio defibrillatore, inserita in una rete di pronto soccorso cardiaco presente in vari punti particolarmente frequentati della città.

Le domande che sorgono naturali riguardano le competenze necessarie all’utilizzo del defibrillatore e, dunque, la possibilità o meno di un pronto intervento da parte di un comune cittadino. Il sistema presente a Oristano è quello DAE, Defibrillatore Automatico Esterno, che, nonostante il nome, fa riferimento ai defibrillatori semiautomatici. La loro installazione è avvenuta nel 2016 in seguito al progetto “Oristano ci sta a cuORe”, realizzato dal Comune in collaborazione con l’Assl e con la centrale operativa 118 del Sud Sardegna e con la collaborazione di alcuni imprenditori oristanesi.

L’utilizzo dei defibrillatori di per sé è molto semplice e i promotori organizzarono l’anno scorso un corso di formazione per quaranta persone, tra operatori e possibili utilizzatori. Solo le persone che hanno seguito un corso certificato, possono utilizzare la macchina. Uno dei problemi però, come racconta Corrado Casula, responsabile provinciale del 118, è l’assenza di una legge regionale sulla defibrillazione: «In questa fase, finché non ci sarà la legge regionale, l’organizzazione dei corsi prevede troppe lungaggini burocratiche. L’ideale sarebbe un sistema nel quale i centri di formazione privati ricevono a monte l’autorizzazione allo svolgimento di corsi certificati dalla centrale operativa competente del 118».

Attualmente invece la centrale operativa competente deve inviare il proprio personale per il corso, cosa molto difficile considerando che si dovrebbe ricorrere al personale in servizio, oppure riesaminare i cittadini che hanno seguito le lezioni, per certificare l’effettivo apprendimento, fatto che in effetti scoraggerebbe molti lavoratori, comportando ulteriori permessi dal lavoro e viaggi a Cagliari.

In ogni caso anche un comune cittadino, digiuno di fondamenti di primo soccorso, può avere un ruolo importante in caso di arresto cardiaco: «La prima cosa da fare è chiamare il 118. L’operatore, come risulta dalle linee guida internazionali, può dare indicazioni sulle cose da fare per rianimare il paziente», spiega Corrado Casula. Da segnalare ancora l’utilizzo in alcune città di un’applicazione per telefonini che permette di individuare la postazione DAE più vicina e che può contattare, attraverso la geolocalizzazione del cellulare, le persone nei paraggi autorizzate all’utilizzo del defibrillatore. Tecnologia a parte, resta però il problema della persona deputata poi a compiere l’intervento col defibrillatore. Evidentemente sabato scorso o nessuno si è ricordato della sua presenza proprio in piazza Roma oppure nel momento del bisogno nessun medico, addetto del 118 o persona abilitata era presente in piazza.

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