La Nuova Sardegna

Oristano

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Coglieva olive, morì folgorato Assolto il datore di lavoro

Coglieva olive, morì folgorato Assolto il datore di lavoro

ORISTANO. Sei anni dopo i fatti, è arrivata l’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per un allevatore di Ales, Silvio Urrai di 40 anni, in relazione alla morte di un uomo che lavorava alle sue...

18 ottobre 2017
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ORISTANO. Sei anni dopo i fatti, è arrivata l’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per un allevatore di Ales, Silvio Urrai di 40 anni, in relazione alla morte di un uomo che lavorava alle sue dipendenze, Antonello Ledda di 50 anni. Ieri Urrai è stato assolto dal tribunale di Oristano (in composizione monocratica, giudice Francesco Mameli), dopo che lo stesso pubblico ministero Armando Mammone aveva chiesto il proscioglimento dell’imputato.

L’episodio risale al 28 novembre 2011. Ledda era morto per esser stato folgorato dall’arco elettrico sprigionato dai 16mila volt dei fili dell’alta tensione sui quali aveva incidentalmente fatto finire una lunga scala metallica. L’uomo infatti stava raccogliendo olive in un campo di proprietà di Urrai, e questo era valso all’allevatore l’accusa di omicidio colposo.

La ricostruzione dei fatti fornita in aula dai suoi difensori, avvocati Fabrizio Ladoni e Gianfranco Meloni, ha dimostrato che il rapporto di lavoro che intercorreva con i due non aveva avuto alcun ruolo nel tragico incidente nel quale Ledda aveva perso la vita. Un incidente, appunto; Ledda infatti si occupava del bestiame (pecore) del suo datore di lavoro, al quale aveva chiesto la possibilità di raccogliere olive nello stesso terreno e una volta concluse le sue occupazioni, per farsi la provvista d’olio. Urrai glielo aveva accordato. Ledda si era organizzato con altre persone, qualcuno aveva procurato una scala che però era risultata lunghissima, al punto che, spostandola per raggiungere i rami più alti degli alberi, aveva finito con il lambire i fili dell’alta tensione.

Ledda non li aveva nemmeno toccati, non era necessario, perché l’arco elettrico sprigionatosi dal contatto con la scala era talmente potente da folgorarlo all’istante. Quando il poveretto era finito a terra, era già morto.

Ma Silvio Urrai, in questa tragedia, non aveva avuto alcuna responsabilità, come ha stabilito il tribunale. (si.se.)

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