La Nuova Sardegna

Oristano

Tolleranza sulle biciclette in centro

di Davide Pinna
Tolleranza sulle biciclette in centro

È entrata in vigore l’ordinanza comunale: molti l’hanno ignorata, ma la polizia locale ha scelto la linea morbida

24 ottobre 2017
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ORISTANO. Inizio di settimana ventoso e grigio, ma i ciclisti oristanesi non sembrano aver paura né del vento, né dell'ordinanza di stop al traffico dei “velocipedi”, che è entrata in vigore proprio ieri. Il centro storico non è trafficato come in altre mattinate più soleggiate, ma il traffico di persone non manca comunque.

Molti sono ciclisti, alcuni conducono la bici a mano, come stabilisce l’ordinanza, ma la maggior parte sta in sella e pedala. Problemi di spazio in effetti non sembrano essercene, le vie sono abbastanza sgombre. Fanno eccezione i vigili urbani, che la bici la conducono rigorosamente a mano, anche se sarebbero dispensati. Devono però dare l’esempio e nella prima giornata usano l’arma della tolleranza invece che quella della repressione. Non sarà facile da far rispettare l’ordinanza, sia perché i vigili non potranno stare tutto il giorno a controllare, sia perché molti cittadini sembra proprio che non riescano a digerirla.

La parola d'ordine, che è la stessa da quando la giunta comunale ha annunciato la stretta sul traffico di biciclette nel cuore del centro storico, è “buon senso”. «Non è possibile che io non possa andare in bici a fare le commissioni – dice Giovannino Rosano, scultore del legno e artigiano con lo studio in via La Marmora –. Basterebbe che qualcuno controllasse che le bici vadano a passo d'uomo».

Anche fra i giovani, la linea di pensiero sembra la stessa. Lorenzo Parisi, giovane calciatore oristanese, e Federica Peis, studentessa universitaria a Sassari, fanno notare come oltre ai controlli servirebbe una maggiore attenzione all'educazione: «Basterebbe mettere qualcuno a controllare i punti nevralgici» dice Lorenzo. Federica sottolinea come «Non ho mai visto altre città con divieti simili. Le regole ci sono già, le bici devono andare a passo d'uomo, basterebbe farle rispettare». Certo, non si tratta di un divieto che impone grandi sacrifici: «Non costa molto alla fine fare qualche centinaio di metri a piedi, però non c'era il tanto. Anche perché quello che conta è l'educazione, io vorrei che i ragazzini spericolati imparassero a comportarsi, perché le biciclette non girano solo in centro».

Anche Lorenzo Scalia, sociologo, con lo studio professionale situato proprio all'inizio di via Dritta, ritiene che lo stop sia una misura esagerata: «Il divieto è diseducativo. Effettivamente si potrebbe puntare sull'educazione, nonché sul riservare spazi appositi ai ciclisti. A Pisa, per esempio, gli è bastato fare una fila di mattonelle di colore diverso per tracciare le piste ciclabili in centro».

Inoltre c'è anche un discorso più generale: «L'Unione Europa e la Regione incentivano la mobilità su due ruote, che ha impatto zero sull'ambiente ed effetti benefici per la salute: Oristano rischia di fare passi indietro, invece che in avanti».

Le eccezioni però non mancano, come nel caso di Pasquale Maviglia che sta slegando la sua bicicletta sotto il porticato di palazzo SoTiCo: «Io sono favorevole. Lo fanno in molte città: vado molto spesso a Padova e lì alcune zone del centro sono riservate esclusivamente ai pedoni e la bici può solo essere accompagnata a mano. D'altra parte le vie alternative ci sono, e lo dice uno che si muove esclusivamente a piedi o in bicicletta».

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