La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, fine della grande sete con un sistema innovativo

di Alessandro Farina
Bosa, fine della grande sete con un sistema innovativo

Abbanoa inserirà all’interno dell’attuale condotta nuove tubature Oltre quattro milioni per la prima fase del progetto. Via ai lavori a fine primavera

11 novembre 2017
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BOSA. «Tra l’acqua e la condotta in cemento amianto ci sarà un giubbotto antiproiettile». Sintetizza così l’ingegner Deidda per conto di Abbanoa la descrizione dell’innovativo progetto per fare del tratto colabrodo di condotta da Barasumene alla diga di Monte Crispu un impianto finalmente efficiente e affidabile, affinché alla città del Temo arrivi tutta l’acqua necessaria. L’obiettivo finale è anche quello di tappare le innumerevoli falle che almeno in trenta occasioni hanno creato non pochi problemi agli utenti, con emergenze che si sono verificate anche in piena stagione turistica.

Il progetto innovativo è il primo in Sardegna, mentre nel resto d’Italia se ne conta una decina. Prevede l’utilizzo di un tubo da 450 centimetri che sarà introdotto all’interno di quello già esistente da mezzo metro di diametro di cui sono costituiti i sei chilometri della condotta che attraversano una zona impervia e quasi inaccessibile. È un sistema da anni utilizzato nell’impiantistica petrolifera e poi, una volta calati i costi di produzione, diventato in Germania e nel Nord Europa una delle più affidabili soluzioni anche nell’ingegneria civile.

«Per la Sardegna è un progetto innovativo, per la prima volta si utilizza infatti questa soluzione già sperimentata ad esempio durante l’emergenza di Messina», ha spiegato l’ingegner Deidda ad amministratori e componenti del comitato Acqua bene comune Planargia-Montiferru, a cui si è aggiunto qualche residente nella riunione di giovedì pomeriggio. È questa la prima fase del progetto che dovrebbe regalare efficienza idrica all’intera fascia costiera centro occidentale, considerato che l’acqua del potabilizzatore della diga di Monteleone Roccadoria allevia non solo la sete di Bosa, ma anche quella delle marine di Magomadas e Tresnuraghes assai affollate durante l’estate.

A disposizione ci sono quattro milioni e 300mila euro per i lavori, che una volta superato lo scoglio della Conferenza dei servizi prevista a fine novembre e dell’avvio dell’iter per l’appalto a una ditta specializzata dovrebbero iniziare alla fine della prossima primavera e concludersi in sessanta giorni. Per la seconda fase del “Progetto Bosa” ci sono a disposizione altri 5 milioni per rendere efficiente il tratto fra la diga di Monte Crispu e i serbatoi cittadini.

Un lavoro più semplice, ma che prevede di abbandonare i tratti di condotta dalla strada della diga fino al ripartitore di Monte Contra e da qui a Bosa, con la costruzione di un nuovo tratto di condotta che soteggia la strada e quindi, dalla zona di Sant’Eligio, fino al serbatoio sulla collina prospiciente l’abitato, oltre il colle di Serravalle. Un lavoro da affrontare una volta risolto il problema tra Barasumene e Monte Crispu, che rimane il tratto più difficile su cui operare. Qui il vecchio tubo servirà da tunnel per contenere la nuova condotta rivestita in kevlar, che assicura maggiore tenuta e più elevate pressioni.

Nel corso dell’incontro Riccardo Chiozzi del comitato Acqua bene comune, l’ex sindaco Piero Casula e il primo cittadino Luigi Mastino sono intervenuti con una serie di domande, che hanno toccato problemi tecnici, di sicurezza per la salute dei cittadini e aperto una parentesi anche sulle storiche fonti di approvvigionamento da Luzzanas a Bosa.

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