La Nuova Sardegna

Oristano

Fa retromarcia, la moglie cade e muore

dall’inviata Simonetta Selloni
Fa retromarcia, la moglie cade e muore

Non è ancora chiaro se Mena Pes sia stata urtata dall’auto condotta dal marito o sia caduta forse per lo spavento

19 dicembre 2017
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GHILARZA. L’albero di Natale e le luci intermittenti sono ben visibili da una delle vetrate della bella villa, in fondo alla via Sicilia. È quello che resta della normalità e del clima della festa spazzata via in una serata fredda e tragica a Ghilarza. In questa casa elegante ieri pomeriggio si è consumato un dramma i cui contorni non sono ancora del tutto chiari: Tonino Miscali, 71 anni, geometra molto conosciuto nel circondario, mentre usciva dal garage avrebbe urtato la moglie Filomena Pes - ma per tutti Mena di 69 anni - che è finita rovinosamente per terra, sbattendo la testa. Un urto fatale: nonostante i soccorsi e i tentativi di rianimazione anche durante una corsa disperata all’ospedale di Nuoro, la donna è morta poco dopo il ricovero al San Francesco.

Questa è però solo una delle ricostruzioni di una vicenda sulla quale la Procura della Repubblica di Oristano, attraverso il sostituto Marco De Crescenzo, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo nei confronti di Tonino Miscali. Secondo un’altra ipotesi, Miscali non avrebbe nemmeno urtato la moglie: Mena Pes, insegnante a riposo originaria di Sedilo, da tempo soffriva di diverse patologie che ne avevano rallentato i riflessi e l’avevano reso fragile anche psicologicamente. Forse un spavento provocato dalla manovra del marito alla guida di un suv, le avrebbe fatto compiere un movimento inconsulto fino a farle perdere l’equilibrio e farla cadere.

Sono ipotesi, tutte al vaglio del magistrato che con i carabinieri di Ghilarza coordinati dal capitano Massimo Fornasier dovrà fare chiarezza sull’accaduto. Una tragedia che non ha avuto testimoni: i due figli della coppia, Davide e Sara di 36 e 38 anni, vivono e lavorano da tempo lontano da Ghilarza. Solo il pastore tedesco della famiglia con i due coniugi, l’unica presenza di vita, ieri sera tardi, oltre il cancello dell’ingresso che a caratteri eleganti reca la scritta: Fam. Miscali Pes.

Tonino Miscali ha subito chiesto aiuto. Ha urlato, ha richiamato l’attenzione dei vicini. Via Sicilia è in una zona periferica di Ghilarza, con belle case che anche ieri sera esibivano gli addobbi natalizi. In tanti sono arrivati, hanno provato a soccorrere Mena Pes.

Qualcuno ha chiamato il 112, altri il 118. I minuti successivi sono stati frenetici, nel tentativo di rianimare la donna e di sostenere Tonino Miscali disperato per l’accaduto. Poi, la corsa in ospedale. Inutile. Oggi sarà eseguita l’autopsia, sempre oggi gli inquirenti sentiranno Tonino Miscali e con lui proveranno a ricostruire, con un barlume possibile di lucidità in più in mezzo a tanto dolore, cosa sia esattamente accaduto. «Li vedevamo spesso, lui si prendeva sempre cura della signora che non stava bene», spiega una delle vicine di casa. E la barista di uno dei pochi locali aperti, ieri sera, vicino all’ospedale Delogu, ricorda Mena in fila alle Poste: «Si vedeva che non stava bene, parlava con difficoltà».

Una tragedia che ha gettato due paesi nello sconforto. Sedilo, di cui Mena Pes era originaria e dove aveva iniziato a insegnare negli anni settanta, alla Scuola materna. A Sedilo vivono ancora tre fratelli, una sorella vive in Toscana; tra i suoi allievi, anche l’attuale sindaco Pes: «È stata la mia insegnante alle materne, una persona disponibile, che aveva sempre una buona parola per tutti. La comunità si stringe attorno alla famiglia».

Poi c’è il lutto di Ghilarza, paese di adozione dopo il matrimonio con Tonino Miscali. Anche lui molto conosciuto, per anni stimato geometra al Comune di Bidonì, poi libero professionista.

Una coppia unita, devota e molto vicina al movimento dei Focolarini. Ora bisognerà capire i contorni precisi di un dramma che ha smorzato i toni della festa. Persino le luminarie, ieri sera, sembravano fuori luogo. La casa della tragedia immersa in un silenzio irreale. Soltanto quell’albero illuminato, all’interno, e il pastore tedesco rimasto solo. Anche lui ammutolito, a guardia nel giardino della grande villa vuota. (ha collaborato Maria Antonietta Cossu)



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