La Nuova Sardegna

Oristano

Le capanne in falasco per rilanciare S. Giovanni

di Piero Marongiu
Le capanne in falasco per rilanciare S. Giovanni

Cabras, il progetto per il riuso turistico della borgata prevede anche altre opere Le prime strutture vennero realizzate negli anni ’20 e abbattute a fine anni ’80

31 dicembre 2017
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CABRAS. Le prime capanne di falasco nei due litorali di Cabras, “Mari mottu e Mari biu”, Mare morto e Mare vivo, erano state realizzate tra gli anni venti e trenta. Poi, dalle poche unità iniziali, nel volgere di qualche anno, sparse tra le due spiagge, sono diventate oltre 140. Un numero destinato a crescere ulteriormente e in maniera indiscriminata, tanto che l’amministrazione comunale decise di rendere nulli tutti i permessi concessi negli anni e di farle abbattere. Questo avveniva alla fine degli anni ’80, con sindaco in carica Salvatore Poddi. Ad occuparsi del compito, per nulla facile, fu l’allora geometra del Comune Gian Luigi Pinna e tra malumori più o meno palesi, l’opera di demolizione di quelli che erano diventati veri e propri villaggi, venne portata a termine. Ma le capanne di falasco, alcune delle quali venivano utilizzate come ricovero dai pescatori, nel frattempo avevano conferito un importante ruolo identitario alla borgata di San Giovanni di Sinis, esattamente come per i casotti del Poetto a Cagliari, tanto che la loro demolizione causò una ferita alla località. Nel progetto di riqualificazione di San Giovanni, per i cui lavori è stata bandita una gara d’appalto in scadenza il prossimo 5 febbraio, tra gli altri interventi previsti, è in programma la anche la realizzazione di due capanne di falasco, che potrebbero diventare tre se i soldi stanziati saranno sufficienti. Le due strutture sorgeranno entrambe nell’area di “Mari mottu”, Mare morto, e costeranno circa 224mila euro. «Un investimento globale che riqualificherà anche ai fini turistici la borgata marina – spiega il sindaco Cristiano Carrus –. D’altronde, le capanne di falasco di San Giovanni, fino a qualche decennio fa, rappresentavano l’immagine del nostro litorale. La realizzazione delle strutture, rientra tra le opere previste nel progetto pilota per il riuso turistico di San Giovanni, dove, è prevista anche la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria, la costruzione del depuratore». L’impegno di spesa totale supera di poco 1 milione e 400mila euro. «Una cifra importante – dice ancora Carrus – che, finalmente, migliorerà l’offerta turistica della borgata, frequentata non soltanto per la bellezza della spiaggia e la pulizia del mare, ma anche per la presenza del sito archeologico di Tharros e la chiesetta Paleocristiana”. Le capanne saranno utilizzate come punti informativi turistici, per la promozione del territorio e dei siti archeologici del Sinis. Una volta ultimate le due strutture, che sorgeranno su una piattaforma di 20 per 14 metri, saranno date in gestione.

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