La Nuova Sardegna

Oristano

La campagna in crisi: lottare per non morire

di Michela Cuccu
La campagna in crisi: lottare per non morire

Una lunga fila di mezzi ha bloccato la strada tra Arborea e Santa Giusta Accuse di Coldiretti: «Ritardi nel pagamento dei premi comunitari e regionali»

08 febbraio 2018
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SANTA GIUSTA. Cento trattori in marcia da Arborea a Santa Giusta per denunciare il malessere delle campagne. Ieri, l’appello lanciato dalla Coldiretti, promotrice della manifestazione destinata a ripetersi anche in altre zone della Sardegna, è stata accolta con entusiasmo dagli agricoltori. Scortati da un notevole spiegamento di forze dell’ordine, agricoltori e allevatori sono arrivati da ogni angolo della provincia e dal vicino Medio Campidano, per denunciare in maniera composta e ordinata una situazione definita «intollerabile».

In gioco c’è il destino di un comparto vitale per l’economia locale, ma ormai allo stremo. «L’agricoltura sta morendo – ha denunciato il vice direttore di Coldiretti Oristano, Emanuele Spanò – oggi abbiamo fermato il traffico all’ingresso Sud della città di Oristano come simbolo dell’immobilismo della politica regionale che non da più risposte al nostro settore». Si scusano gli organizzatori per i disagi provocati ai cittadini: «ci dovete capire», grida al megafono dal pianale di un camion diventato per l’occasione il palco del dibattito, il presidente provinciale Giovanni Murru. E gli automobilisti hanno capito. Senza dar segno di impazienza, accettano i rallentamenti e le lunghe deviazioni.

È l’agricoltura che vuole resistere alla crisi, quella che ieri mattina ha manifestato dinanzi alla sede di Argea, l’Agenzia regionale per l’agricoltura, che svolge un compito fondamentale per il settore: il disbrigo delle pratiche e l’erogazione di quei finanziamenti che però, arrivano con troppo ritardo. Ieri il direttore dell’agenzia, Roberto Meloni, non si è sottratto all’incontro con i manifestanti. Ha riconosciuto i problemi legati all’applicazione del Piano di sviluppo rurale, ma ha anche aggiunto come Argea abbia sollecitato soluzioni, ad esempio, chiedendo di diventare ente pagatore autonomo, per liquidare più facilmente le spettanze agli agricoltori».

Anche gli amministratori locali hanno manifestato. «Non potevamo mancare – spiega Antonello Figus, sindaco di Santa Giusta – lieti di ospitare questa manifestazione perché rappresenta il disagio delle nostre comunità che vivono di agricoltura e pesca». È arrivata a bordo di un trattore Manuela Pintus, sindaco di Arborea, paese che ha costruito tutto attorno all’agro zootecnia.

«Anche i Comuni trovano difficoltà immense ad attivare interventi di sostegno – dice – pensiamo al Bando per la viabilità rurale: è scaduto lo scorso 23 ottobre, ma le graduatorie, che dovevano essere pubblicate entro 30 giorni, ancora non si conoscono».

Fra i più preoccupati, ieri in piazza c’erano gli allevatori e non solo per via del prezzo del latte ovino, fermo a 85 centesimi al litro a fronte, come è stato spiegato, di un aumento imponente del prezzo al consumo del formaggio. «Ci si è messa anche l’epidemia di lingua blu a renderci la vita impossibile – ha detto Massimiliano Obinu, di Siamanna – temiamo che gli indennizzi siano di appena 3euro per capo abbattuto. Per me, con 60 pecore morte e 40 che hanno abortito che dunque, non potranno produrre, sarà il disastro».

Giancarlo Capraro, allevatore di bovini di Arborea e presidente della sezione locale della Coldiretti, aggiunge che «non si chiedono elemosine, ma unicamente la possibilità di poter rendere le nostre aziende competitive a livello europeo. Paradossalmente, sono proprio le scelte dell’Europa e i ritardi negli interventi, a paralizzarci maggiormente».

Anche la risicoltura, gioiello dell’Oristanese, è in forti difficoltà «altri due anni così e saremo costretti a chiudere tutto – dice Francesco Pes, di Simaxis – il prezzo del riso è calato del 60 per cento, nel frattempo, il mercato è invaso dal prodotto dell’Est asiatico». Non va certamente meglio per i cerealicoltori. Renzo Zuddas di Simala e Salvatore Pau di Sanluri, denunciano «Il nostro grano duro è sottopagato: appena 20 euro al quintale. Quello di importazione canadese ne costa 24. Qualcosa evidentemente, non quadra».

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