La Nuova Sardegna

Oristano

Donne maltrattate tra indifferenza e poca preparazione

di Simonetta Selloni
Donne maltrattate tra indifferenza e poca preparazione

Seminario sugli aspetti della vittimizzazione secondaria. Il magistrato Fabio Roia: servono competenza e ascolto

19 febbraio 2018
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ORISTANO. Gli alibi devono cadere. Le leggi per contrastare la violenza sulle donne ci sono e vanno applicate. Il punto è un altro: per condurre – e vincere – una battaglia etica, sociale, morale e giudiziaria servono competenza e ascolto. Serve che tutte le componenti della rete che dovrebbe supportare le donne e le loro denunce, almeno in parte «rinuncino al proprio profilo professionale», per privilegiare una visione comune, complementare, multidisciplinare.

Lo ha detto  Fabio Roia, presidente di sezione del Tribunale dei Milano e promotore, dal 1991, di un pool di magistrati esperti, formati e competenti in tema di violenza sulle donne. Il magistrato, autore del libro “Crimini contro le donne”, è stato tra i relatori di un momento informativo e formativo sul tema della vittimizzazione secondaria alla quale vengono sottoposte le donne che subiscono violenza, promosso dall’Associazione Prospettiva donna, che gestisce il Centro antiviolenza Donna Eleonora, dal Plus, nell’ambito del progetto Sardegna a Scuola. Non a caso hanno partecipato ai lavori anche gli studenti della terza C della Scuola Media Leonardo Alagon e le classi 3 e 4 E, 3 e 4 F dell’Istituto tecnico Mossa di Oristano.

Vittimizzazione secondaria: quando chi dovrebbe intervenire a sostegno delle donne, ossia forze dell’ordine, magistrati, per non parlare della rete sociale e familiare che dovrebbe costituire il primo nucleo di aiuto, assume atteggiamenti di dubbio, fastidio, fino al negazionismo. Senza parlare dei processi mediatici (li ha descritti Susi Ronchi, responsabile regionale di Giulia giornaliste, dove Giulia è acronimo di Giornaliste unite libere autonome): vittime due volte, insomma, di un retaggio antropologico strutturato da norme consolidate. Un esempio? L’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore risale al 1981. Che dire.

In realtà da dire c’è moltissimo. Due i tavoli tecnici dell’incontro (aperto dai saluti della presidente di Prospettiva Donna Patrizia Desole e dal sindaco di Oristano Andrea Lutzu). Nel primo, l’avvocato Ivano Iai ha inquadrato la vittimizzazione secondaria partendo dal fatto che nel sistema giudiziario la vittima dei reati non è chiamata tale se non in pochissime circostanze. Al centro del dibattimento c’è il reo; una condizione di ulteriore sofferenza per chi subisce una violenza. Non è sempre così, lo spartiacque sembra essere la preparazione e la competenza.

Non sono presenti ovunque: come ha ricordato il presidente Roia, da anni formatore delle volontarie di Prospettiva Donna, «la situazione in Italia è a macchia di leopardo, ma non è che si possa dire alle donne di farsi sottoporre a violenza dove vengono meglio assistite». Sempre il magistrato ha provocatoriamente detto: «Non facciamo il processo penale se deve diventare una fonte di vittimizzazione secondaria». È in arrivo una nuova direttiva che imporrà ai capi degli uffici giudiziari di creare figure specializzate di magistrati, non facilmente applicabile in tribunali piccoli come Oristano.

Già ora è legge la priorità di trattazione dei reati di maltrattamenti, stalking, e violenze: non farlo implica profili omissivi penalmente rilevanti. Un ruolo fondamentale lo possono svolgere gli avvocati: ne ha parlato Cristiana Manca, consigliera di parità nell’ambito del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Oristano. Ma altrettanto fondamentale è tutto il percorso da compiere prima di arrivare a un processo: la valutazione, la capacità di ascolto e analisi. Ne ha parlato il questore Giovanni Aliquò, ricordando come anche la Polizia stia formando in questo senso i suoi operatori.

La strada delle donne che cercano di uscire dall’inferno che spesso si annida nelle mura domestiche e ha le sembianze, agli occhi della società, del “buon padre e marito”, è faticosa. In bilico tra affetti, necessità di proteggere i figli, il terrore di vederseli portare via e l’esigenza urgente di mettere se stesse e i bambini al riparo dalle violenze. Ne ha parlato Emanuela Senes, psicologa del Centro antiviolenza. Tra gli altri interventi, Maria Nice Trudu, psichiatra e componente della rete Antiviolenza, Luisa Marilotti, esperta di discriminazioni sul lavoro, Gabriella Murgia, presidente della Commissione pari opportunità regionale, e Anita Pili, Anci Giovani. Hanno anche parlato di donne che ce la fanno: un segnale di speranza in storie di sopravvissute. Che sono riuscite a voltare pagina.
 

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