La Nuova Sardegna

Oristano

Turismo assente: alla Borsa di Milano il territorio non c’è

di Claudio Zoccheddu
Turismo assente: alla Borsa di Milano il territorio non c’è

A rappresentare l’Oristanese soltanto un operatore Istituzioni e privati lontani dall’evento. Sartiglia sconosciuta

21 febbraio 2018
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INVIATO A MILANO. Gli schermi che proiettavano le immagini dalla Sardegna, durante la giornata inaugurale della Borsa internazionale del Turismo di Milano, rappresentavano in pratica solo la Sartiglia. Al punto che veniva automatico chiedersi perché la provincia di Oristano, nonostante lo splendido carnevale trasmesso in diretta, fosse rappresentata da un solo operatore turistico, l’Horse country di Arborea. Per il resto la provincia che vanta peculiarità archeologiche uniche al mondo e paradisi ambientali praticamente incontaminati era un gigantesco buco nero nell’imponente esposizione turistica che ha rappresentato l’isola ai buyer e ai tour operator di tutto il mondo.

Il piccolo assente. Oristano, e l’Oristanese, non esistono nel mondo del turismo organizzato rappresentato alla Bit. Non esiste la città della giudicessa Eleonora e di su Componidori. Non esiste la penisola del Sinis, rappresentata da una fugace apparizione di alcuni brevi fermo immagine sugli schermi che proiettavano splendidi scorci delle Aree marine protette della Sardegna. Non esistono la costa di San Vero Milis e Capo Mannu, a detta di tutti i surfisti il miglior spot del Mediterraneo per uno sport che non ha limiti stagionali. Non esistono la costa di Cuglieri e le sue scogliere disegnate dal maestrale. Non esistono l’interno, i monti di Seneghe e Santu Lussurgiu. Non esistono Laconi e le sue foreste incantate. Insomma, non esiste Oristano.

Gli operatori a casa. I motivi possono essere tanti. Uno, il più tecnico, potrebbe essere quello che gli operatori raccontano quando si chiede conto dell’assenza dei colleghi oristanesi: «Diranno che venire a Milano non serve». Un’affermazione rubata nei ritagli di tempo tra un incontro con un buyer tedesco e un tour operator inglese. Una frase accompagnata da un sorriso mentre l’occhio scorre l’elenco degli appuntamenti di lavoro già consumati e quelli ancora da affrontare. Ma c’è di più, perché la Bit non era solo il melting-pot di chi lavora nel settore alberghiero. C’erano anche altre attività, dai campeggi ai diving, dai wedding planner alle società che organizzano escursioni naturalistiche. E anche in questi settori, Oristano e l’Oristanese recitano il ruolo della provincia che non c’è, la Neverland del turismo abitata da tanti Peter Pan che non sembrano intenzionati a crescere.

Nemmeno il mare. Un esempio: tra le tante brochure che venivano distribuite ai curiosi, ovvero le persone a caccia di una meta non per forza legate al lavoro dei costosi tour operator, ce n’era una dedicata al mondo delle immersioni subacquee. Fotografie di fondali, indicazioni su come trovare i relitti e su come contattare i diving che danno una mano per organizzare un’immersione sicura. Decine di immagini pescate nei mari di tutta la Sardegna, tranne che da Oristano. Eppure i fondali, ma anche i relitti suggestivi, non mancano. Casomai mancano i diving, ma questo non può essere un problema per la Neverland del turismo. E non dovrebbe nemmeno esserlo l’assenza alla Bit se i sindaci del territorio non si producessero, appena eletti, nel solito sermone sullo sviluppo turistico. Parole che rimbombano fino al cuore della Bit e davanti agli schermi che trasmettono la Sartiglia. Quasi come quelle di chi si fermava ad ammirare cavalli e cavalieri, figuranti e pubblico. E poi chiedeva: “Bella, cos’è?”.



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