La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, su Capu d’Aspu l’ex sindaco Casula ribatte alle accuse

di Michela Cuccu
Bosa, su Capu d’Aspu l’ex sindaco Casula ribatte alle accuse

Il processo per l’appalto dei lavori alla foce del Temo «L’assunzione del geometra era del tutto regolare»

09 marzo 2018
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BOSA. «L’assunzione del geometra Luciano Baldino avvenne in maniera del tutto regolare, attraverso un bando e una selezione. Al Comune servivano tecnici esperti in materia di appalti pubblici e il geometra, possedeva quei requisiti». L’ex sindaco Piero Casula ieri mattina ha risposto così alle domande del pubblico ministero Armando Mamone. Imputato al processo - in corso a Oristano - per i lavori alla foce del Temo, assieme all’impiegata comunale Mariangela Motzo e ai componenti della commissione collauda dell’opera, gli ingegneri Tonino Manca di Sedilo, Piero Dau e Antonello Garau di Oristano, Salvatore Bisanti, responsabile dell’impresa Research esecutrice dei lavori, l’ingegenere cagliaritano Paolo Gaviano, l’ex primo cittadino a ribattuto punto per punto alle accuse. Due testimoni chiave. Per la difesa le parole dell’architetto Gian Piero Diligu e dell’impiegato Vincenzo Piras, entrambi dipendenti del Comune, confutano le accuse di aver favorito l’assunzione del tecnico. Assistito dall’avvocato Guido Manca Bitti, l’ex amministratore ha anche spiegato né lui né l’impiegata Mariangela Motzo potessero in alcun modo intervenire: «la selezione – ha detto – era compito di un’apposita commissione della quale la Motzo non faceva parte».

Casula, dietro una specifica domanda del presidente del collegio giudicante, Carla Altieri, ha anche spiegato il motivo che aveva portato ad assumere a contratto a tempo determinato il geometra: «Il Comune in quegli anni non poteva fare altrimenti: c’era il blocco del turnover per la pianta organica e solo quando alcuni dipendenti andarono in pensione, potemmo procedere con i contratti a tempo indeterminato».

Casula ha inoltre chiarito: «Quella selezione non fu fatta per assumere il geometra Baldino, ma per dare un supporto tecnico all’ingegner Soddu che si stava occupando del procedimento».

Insomma, scon la sua deposizione Casula ritiene di aver in buona parte smontato il castello accusatorio sul quale si regge l’intero processo, dove il Comune di Bosa è parte civile e chiede un risarcimento danni milionario.

Già in una precedente udienza l’architetto Gian Piero Diligu e l’impiegato Vincenzo Piras, entrambi dipendenti del Comune, citati dall’avvocato Gianfranco Siuni che assiste i componenti della commissione di collaudo assieme al collega Roberto Dau, avevano negato quanto invece affermava l’accusa che sosteneva che non ci fu alcun collaudo per valutare la bontà dell’opera e che la profondità del fondale non raggiungeva i quattro metri al pari di ciò che era previsto dal progetto.

Intanto si prospetta il dissequestro dell’area e la restituzione al Comune. La proposta è stata fatta dallo stesso pubblico ministero e accolta dal collegio giudicante che, probabilmente alla prossima udienza, del 27 luglio, sarà resa ufficiale.

La chiusura del processo è invece prevista per ottobre.

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