La Nuova Sardegna

Oristano

Termodinamico, stop alla convenzione

di Simonetta Selloni
Termodinamico, stop alla convenzione

Sull’impianto di San Quirico la giunta vuol far decadere l’accordo siglato da Tendas. Il sindaco: al progetto un no politico

15 marzo 2018
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ORISTANO. Ci sono le parole, e ci sono gli atti politici che hanno però conseguenze concrete. Come quelli compiuti dalla giunta comunale guidata da Andra Lutzu contro il progetto della San Quirico Solar Power srl di Bolzano per realizzare nelle campagne tra Oristano e Palmas Arborea un impianto ibrido solare termodinamico. Con una delibera del 13 marzo, la giunta ha dato il via al procedimento finalizzato a dichiarare la decadenza della convenzione stipulata il 30 dicembre 2014 tra il Comune e la Società. È la formalizzazione di una scelta politica forte, sostenuta da Andrea Lutzu e dalla maggioranza che lo esprime, contraria all’impianto. Per ragioni di metodo, visto che Lutzu ha sempre contestato non tanto la tecnologia «sono un ingegnere e sono favorevole alle energie alternative», quanto l’iter che ha portato il suo predecessore Guido Tendas a dare il via libera all’accordo. Nonostante il Consiglio comunale si fosse espresso nel 2015 contro il progetto. Quella contrarietà è stata espressa dal Consiglio in carica (il 27 dicembre), e alberga in un’area vasta, il fronte del no, che annovera il Consiglio comunale di Palmas Arborea, svariati comitati ambientalisti e di cittadini, forze politiche.

E ora si è al dunque. Nel senso che l’atto compiuto dalla giunta Lutzu sembra voler togliere terreno a una procedura che ha già ottenuto l’approvazione sia dal Servizio delle valutazioni ambientali dell’assessorato all’Ambiente, sia dalla Giunta regionale. Ora manca un passaggio, la conferenza dei servizi che prelude al rilascio dell’Autorizzazione unica da parte dell’assessorato regionale all’Industria.

«È una scelta politica, ma anche tecnica. Una delle ragioni per le quali si è dato il via libera al procedimento di decadenza della convenzione è che a oggi sono trascorsi oltre tre anni dalla sottoscrizione di quell’atto – dice Lutzu –. Non solo: a seguito dell’iter tecnico-amministrativo conseguente al procedimento di Valutazione di impatto ambientale, il progetto iniziale ha subito modifiche rilevanti». La delibera mette nero su bianco che “risultano superati i presupposti di interesse pubblico che hanno portato l’amministrazione ad approvare l’iniziativa”. E se è vero che il parere del Consiglio comunale è consultivo, per Lutzu la Conferenza dei servizi si svolgerà «in assenza della convenzione e con la contrarietà delle popolazioni coinvolte». Mercoledì le due amministrazioni, Oristano e Palmas Arborea, e il comitato dei cittadini che si oppone al termosolare, saranno ascoltati in audizione dalla Commissione Ambiente della Regione.

Il sindaco Lutzu, e con lui la giunta, sono consapevoli che non sarà una delibera che avvia l’iter di decadenza della convenzione a bloccare il progetto. E infatti mettono le mani avanti: nella delibera è previsto che “l’amministrazione comunale si riserva di rivalutare la proposta progettuale a seguito dell’eventuale ottenimento da parte della società dell’Autorizzazione unica da parte dell’assessorato regionale all’Industria, a conclusione del procedimento in corso”.

La posizione della Solar Power è chiara: «Siamo dispiaciuti per la posizione assunta dal Comune, ma il progetto non è a rischio», sottolinea Hans Peter Hochkofler, amministratore dell’azienda.

La conferenza dei servizi dovrebbe essere imminente. In questi mesi le polemiche sull’opportunità di realizzare l’impianto si sono moltiplicate. Qualche settimana fa, il professor Carlo Rubbia, Nobel per la fisica e padre della tecnologia su cui si basa l’impianto, aveva espresso le sue perplessità per le opposizioni. I contrari rilevano la negatività dell’impatto ambientale su aree a vocazione agricola. L'impianto è destinato alla produzione di circa 11 megawatt di energia e si basa sul sistema dell'energia solare. Nei periodi di scarso irraggiamento solare entrerebbe in funzione una caldaia a biomasse che ha bisogno di bruciare giornalmente circa 75 tonnellate di legna e vegetali. La presenza di una caldaia a biomasse è uno degli aspetti più contestati del progetto.

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