La Nuova Sardegna

Oristano

Cure domiciliari promosse con riserva da malati e familiari

di Michela Cuccu
Cure domiciliari promosse con riserva da malati e familiari

Indagine di CittadinanzAttiva e del Tribunale del malato Confermato il buon livello del servizio ma c’è qualche lacuna

16 marzo 2018
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ORISTANO. Ricevere le cure ospedaliere in casa può essere una ottima alternativa. Chi ne usufruisce assegna un giudizio quasi sempre positivo al servizio, anche se lacune e criticità non mancano. Ad esempio il 70 per cento dei pazienti della Asl di Oristano che hanno compilato il questionario di CittadinanzAttiva e Tribunale del Malato, ha riferito di aver dovuto integrare a propria le spese l’acquisto di ausili medici, come pannoloni, traverse e sondini; e, in linea con il dato nazionale, quasi il 60 per cento ha dichiarato di soffrire di piaghe da decubito, per lo più manifestatesi quando erano ancora ricoverati in ospedale.

Sono solo alcuni elementi contenuti nel report condotto, da febbraio a settembre dello scorso anno a livello nazionale e, per la Sardegna, nelle Assl di Oristano e Cagliari. Un quadro che ha permesso di immortalare il funzionamento dei servizi sanitari legati alle cure a domicilio. I risultati sono stati illustrati nella sala congressi dell’ospedale san Martino dalla presidentessa di CittadinanzAttiva, Maria Grazia Fichicelli e dal dottor Francesco Mastino, che hanno riferito di un sistema di cure domiciliari al quale si rivolgono sempre più pazienti, ad esempio quelli cronici e quelli terminali. Il servizio nell’Assl di Oristano ha tempi media di attesa per l’attivazione di 48 ore: più rapidi di molte altre regioni e in più con quasi il 47 per cento di coloro che ne usufruiscono che hanno avuto la possibilità di un colloquio preliminare per capire esattamente di cosa si trattasse.

E se il 40 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere molto soddisfatto del servizio ricevuto, ci sono aspetti del tutto carenti. È il caso della terapia del dolore non ricevuta dal 21 per cento degli intervistati. Anche l’assistenza sulla misurazione e la gestione del dolore è risultata carente, poiché è stata prevista solo per il 16 per cento dei pazienti mentre appena il 12 per cento ha riferito come familiari e caregiver siano stati addestrati a gestire questo tipo di terapia.

Va meglio per quel che riguarda l’istruzione sulla prevenzione e gestione delle lesioni da decubito, anche se oltre il 43 per cento degli intervistati ha riferito di non aver ricevuto alcun tipo di informazione in merito. Maglia nera anche per quel che riguarda il servizio di assistenza psicologica per i pazienti e i familiari, proposto ad appena l’11,11 per cento, ma che quasi il 40 per cento troverebbe utile. Sono gli infermieri (95,33 per cento) seguiti dai medici di base (93,46) e dagli specialisti (66,36) le figure professionali che secondo i pazienti e i loro familiari sono maggiormente coinvolte nell’assistenza domiciliare, che però risulta essere carente riguardo ad altre figure non meno importanti come quella del fisioterapista, dell’operatore socio sanitario, dell’assistente sociale, ma anche dello psicologo e del logopedista.

Gli intervistati hanno anche sollevato il problema dell’assenza di un servizio di assistenza infermieristica che copra le 24 ore. Altro problema sono i costi che pazienti e famiglie devono affrontare per integrare le cure a domicilio. Quasi tutti hanno dichiarato di dover spendere di tasca propria: anche oltre mille euro al mese, secondo il 13,46 per cento degli intervistati. Insomma, un servizio che può ancora migliorare.

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