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Palpeggiò la nipote di 13 anni chiesta la condanna per lo zio

Palpeggiò la nipote di 13 anni chiesta la condanna per lo zio

SOLARUSSA. Doveva essere solo una vacanza estiva a casa dei parenti, quattro anni dopo si è trasformata in un processo che sta per arrivare alla conclusione. Sul banco degli imputati siede un...

23 marzo 2018
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SOLARUSSA. Doveva essere solo una vacanza estiva a casa dei parenti, quattro anni dopo si è trasformata in un processo che sta per arrivare alla conclusione. Sul banco degli imputati siede un cinquantenne che è accusato di abuso sessuale nei confronti della nipote e di minacce verso i suoi genitori e per il quale il pubblico ministero Armando Mammone ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo. Di quattro anni indietro bisogna invece andare per trovare le origini della vicenda ricostruita in aula da numerose testimonianze, da perizie e ora dalla requisitoria e dall’arringa dell’avvocato difensore Massimiliano Carta.

La ragazzina si trova a Solarussa, a casa dei parenti, per una vacanza. Arriva dalla Germania assieme ai genitori. Una sera accade però quel che tutte le testimonianze, hanno confermato: lo zio non ha rispetto della sua persona e nemmeno dei suoi tredici anni e, in preda a una sbronza, rivolge verso di lei alcune attenzioni sgradite. Al palpeggiamento seguono poi le minacce nei confronti dei genitori della ragazzina che, al momento dei fatti contestati allo zio, aveva appena tredici anni. Secondo le denunce, di fronte alle proteste della madre e del padre della ragazzina, lo zio minaccia i due con un coltello e lanciando l’avvertimento che in caso di denuncia avrebbe provveduto a mettere in pratica delle ritorsioni.

Infine si è arrivati al processo, dove nemmeno la difesa nega che il palpeggiamento ci sia stato. L’avvocato Massimiliano Carta, citando un orientamento giurisprudenziale della Cassazione, ritiene però che non ci sia stato abuso perché quello non sarebbe stato un atto sessuale non essendoci la volontà e il desiderio da parte di chi lo ha commesso di ottenere soddisfazione fisica da quel gesto. Il 3 maggio la sentenza. (e.c.)

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