La Nuova Sardegna

Oristano

Sartiglia e polemiche, i cavalieri: «Noi siamo i difensori della giostra»

Enrico Carta
Sartiglia e polemiche, i cavalieri: «Noi siamo i difensori della giostra»

Documento del direttivo dell’associazione: «Salvaguardata la tradizione da influenze esterne che la snaturano»

01 aprile 2018
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ORISTANO. Stavolta la tempesta arriva dopo la quiete. Terminato il periodo di silenzio e riflessione, i cavalieri della Sartiglia scaricano tensione e rabbia replicando con un lunghissimo comunicato maturato al termine della riunione del consiglio direttivo di venerdì 30 marzo. Travolti dallo tsunami degli avvisi di garanzia – sei per interruzione di pubblico servizio al momento dell’assedio del martedì di carnevale contro il questore, cinque per falsa attestazione di generalità al momento dei controlli antidoping durante la Sartiglia della domenica – tirano su la testa dal pelo dell’acqua e danno fiato alle loro ragioni. Di segno opposto, manco a dirlo, rispetto a quelle della Questura e persino della Procura.

Custodi della tradizione. Il primo distinguo riguarda la tradizione. La separazione tra chi sale in sella e chi arriva da lontano è netta. «Tutte le nostre decisioni prese in occasione dell’ultima Sartiglia – precisa il comunicato – sono state adottate esclusivamente con l’intento di salvaguardare i riti, le tradizioni e le usanze che ci sono state tramandate verso questa magnifica giostra equestre che amiamo da quando siamo nati. Il tutto nel tentativo di porre la manifestazione al riparo da influenze esterne che ne snaturassero l’essenza». Insomma, da una parte della barricata c’è chi difende la Sartiglia e la sua essenza, dall’altra chi il profumo di quell’essenza non ha colto. «I motivi della protesta – prosegue il documento – risiedono nel fatto che si è alterato il regolare svolgimento della nostra amata Sartiglia. Ci dispiace per gli oristanesi e per tutti gli appassionati, ma non avevamo altro modo per manifestare la nostra condizione. Il nostro intento era e resta quello di salvaguardare la Sartiglia e di conservarla come ce l’hanno tramandata».

L’antidoping contestato. Impossibile non far riferimento alla scintilla che ha generato il devastante incendio che rischia, ben al di là di ciò che forse ora si può cogliere, di mettere in ginocchio ciò che di più antico e identitario la città custodisce. Ancora una volta si fa riferimento ai controlli antidoping e si pone l’accento sul modo, sull’utilità, sul rispetto delle procedure e sul fatto che si sia scambiata una manifestazione pubblica per una competizione sportiva con premi in palio e dei vincitori da designare. Nulla di più sbagliato. «La protesta – scrivono i cavalieri – non è stata decisa né per capriccio né per volersi defilare da eventuali controlli a cui, da diversi anni ci sottoponiamo il sabato precedente la Sartiglia. Durante la manifestazione viene poi eseguito l’alcol test. Quest’anno, in nome di una non meglio precisata tutela della pubblica sicurezza, ci è stato chiesto da prima un controllo preventivo su tutti i cavalieri da eseguirsi almeno uno o due mesi prima della Sartiglia. A cosa servirebbe, posto che i test dovrebbero accertare lo stato di salute psico fisica nel momento in cui si svolge la manifestazione e non prima? È come se a un automobilista che intende fare un viaggio tra un mese a Milano, gli si facessero i test oggi anziché il giorno che si mette alla guida dell’auto. Ci è stato allora chiesto di allargare il numero dei cavalieri da sottoporre ai test e, la proposta è stata da noi accettata, portando il numero da dodici a ventotto».

Intralci e dubbi. Che le procedure siano state d’intralcio alla manifestazione ormai non è più nemmeno messo in discussione: cavalieri chiamati al test che perdevano l’opportunità di eseguire la discesa alla stella, componidori che cercava l’amico da mandare in via Duomo senza trovarlo. Il tutto per sapere che l’esito del test si sarebbe avuto solo a distanza di giorni dalla giostra. La loro utilità viene quindi ritenuta dubbia, la procedura addirittura fuori legge. I rappresentanti dell’antidoping «si sono presentati muniti di una busta sigillata, a loro inviata non si sa da chi, contenente un elenco di nomi di cavalieri da sottoporre ai test, non sorteggiati come prevede la normativa per le manifestazioni storiche». È stata solo un’incursione nella vita privata di una serie di persone su cui era stata apposta un’etichetta? C’entrava davvero la sicurezza con tutto ciò? Alla prossima puntata della singolar tenzone.
 

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