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Pedinava bambine di 10 anni, a processo
di Enrico Carta
Bonarcado, primi testimoni al processo contro un uomo accusato di molestie, stalking e abusi sessuali
04 maggio 2018
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BONARCADO. Una condanna in passato, il carcere ora e il rischio di una seconda e ben più pesante condanna all’orizzonte. Le testimonianze di ieri, pur con qualche contraddizione, sembrano confermare ciò che il pubblico ministero sostiene. Contro l’imputato Giomaria Angelo Mura le accuse sono diverse e a muovergliele contro sono alcune bambine del paese che per diverso tempo sarebbero state molestate dall’uomo che ora deve difendersi da tre capi d’imputazione. Gli vengono contestati lo stalking, le molestie e gli abusi sessuali tutti perpetrati nei confronti di cinque giovanissime vittime attorno ai dieci anni.
Le amichette, tre delle quali testimonieranno con audizione protetta nella prossima udienza del 17 maggio, da tempo erano state adocchiate dal loro compaesano che le seguiva e cercava contatti ravvicinati con loro. Avrebbe mostrato i genitali, mimando atti sessuali; le avrebbe seguite, fortunatamente sempre a distanza, in varie zone del paese; avrebbe esplicitamente chiesto loro di avere dei rapporti. L’imputato, difeso dall’avvocato Mario Gusi, nega quanto gli viene contestato e sostiene che le bambine tanto innocenti non fossero. Di diverso tenore sono state però le deposizioni dei testimoni che hanno fatto da amplificatore ai racconti delle amichette. Interrogati ieri dai giudici hanno riferito dei racconti impauriti delle loro figlie, dei pedinamenti e delle fughe da quell’uomo che ormai rappresentava una minaccia e che finì prima ai domiciliari dopo la denuncia, quindi dietro le sbarre. Ora ad attendere la sentenza non è solo, perché i familiari delle giovani vittime si sono costituiti parte civile assistiti dagli avvocati Christian Stara e Francesco Campanelli.
Le amichette, tre delle quali testimonieranno con audizione protetta nella prossima udienza del 17 maggio, da tempo erano state adocchiate dal loro compaesano che le seguiva e cercava contatti ravvicinati con loro. Avrebbe mostrato i genitali, mimando atti sessuali; le avrebbe seguite, fortunatamente sempre a distanza, in varie zone del paese; avrebbe esplicitamente chiesto loro di avere dei rapporti. L’imputato, difeso dall’avvocato Mario Gusi, nega quanto gli viene contestato e sostiene che le bambine tanto innocenti non fossero. Di diverso tenore sono state però le deposizioni dei testimoni che hanno fatto da amplificatore ai racconti delle amichette. Interrogati ieri dai giudici hanno riferito dei racconti impauriti delle loro figlie, dei pedinamenti e delle fughe da quell’uomo che ormai rappresentava una minaccia e che finì prima ai domiciliari dopo la denuncia, quindi dietro le sbarre. Ora ad attendere la sentenza non è solo, perché i familiari delle giovani vittime si sono costituiti parte civile assistiti dagli avvocati Christian Stara e Francesco Campanelli.