La Nuova Sardegna

Oristano

Quote rosa non rispettate «Lutzu nomini l’assessora»

di Enrico Carta
Quote rosa non rispettate «Lutzu nomini l’assessora»

Avvertimento del Pd: serve una donna in più dopo le dimissioni di De Lorenzo Atti illegittimi se non si correggono i numeri. La cifra minima è il 40%

27 maggio 2018
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ORISTANO. Il Giro d’Italia finisce oggi, ma il rosa assillerà ancora per qualche tempo la giunta comunale. Nessuna maglia da rincorrere, solo il problema delle quote, rosa ovviamente, da rispettare e sulle quali l’amministrazione Lutzu è già inciampata. In principio sulla matematica inciampò Mauro Solinas, costretto a lasciare la seggiola di assessore pochi giorni dopo la sua nomina. Ora non c’è una poltrona che rischia di ribaltarsi, ma il rischio concreto – le sentenze parlano chiarissimo – che gli atti votati dalla giunta non siano validi proprio perché la composizione della giunta, in questo momento, non sarebbe legittima.

Si potrebbe anche togliere il condizionale, ma è sempre meglio essere prudenti quando si parla di pubbliche amministrazioni. Epperò va sottolineato che i testi che regolamentano il funzionamento di queste sono alquanto chiari laddove parlano di quote rosa e dell’obbligatorietà del rispetto di esse. A sollevare il problema è il gruppo consiliare del Pd che per ora sta alla finestra: «Diamo al sindaco il tempo di sostituire l’assessora Gianna De Lorenzo che si è dimessa, però non possiamo far altro che sollecitare una rapida soluzione perché è già passata qualche settimana. Il passo successivo sarà quello di chiedere la nullità di ogni atto approvato da una giunta palesemente illegittima perché il rispetto della legalità non deve mancare».

Cosa dunque dice la legge? Sulla questione quote rosa è alquanto chiara. Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a tremila abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico. Fatti due conti, è facile capire che su sette componenti almeno tre devono essere di sesso femminile. La legge dice di più: per i comuni con popolazione superiore ai tremila abitanti prevede una percentuale precisa a garanzia della parità di genere, pari al 40% con anche l’arrotondamento aritmetico, che va intesa nel senso che, nel computo della percentuale, si deve tenere conto anche del primo cittadino, in quanto componente della giunta.

Questo aspetto del conteggio che deve comprendere anche il sindaco l’ha già abbondantemente chiarito il Ministero dell’Interno con la circolare n°6508 del 24 aprile 2014. E la circolare non si ferma a ciò perché precisa anche che gli atti adottati in regime di mancato rispetto delle cosiddette quote rosa sono da ritenersi non validi. A rinforzare questo parere c’è poi una serie di sentenze dei tribunali amministrativi con casi anche eclatanti. Al sindaco spetta ristabilire la parità di genere; di certo una giunta con due sole donne su sette componenti non può stare in piedi. O si manda a casa anche un uomo o si affida l’assessorato vacante a una donna. Tertium non datur (non c’è una terza alternativa), come diceva il filosofo Aristotele.

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