La Nuova Sardegna

Oristano

«Collezione eccezionale, le istituzioni ci aiutino»

Le parole della vedova: la città non dimentichi uno scrigno fatto di quadri, sculture, bozze e disegni

02 giugno 2018
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ORISTANO. «Bisogna coinvolgere le istituzioni. Negli anni passati ho avuto due soli contatti con il Comune, mi avevano promesso che si sarebbero occupati delle opere di mio marito, poi sono spariti». Sono le parole di Michelina Angheleddu, la moglie di Antonio Amore. Dal 2009 è la custode, assieme al figlio Maurizio che però vive a Roma, dei lavori che l’artista ha lasciato in eredità. Sono tantissime e per lui che vendeva solo a persone conosciute e ad amici, altrimenti le esponeva, quelle opere non dovevano finire nel calderone di un mercato non sempre pronto a riconoscere il valore dell’artista che le ha pensate e fatte nascere.

Fu una scelta di vita, uno stile che in fondo accompagnò anche il messaggio che la sua arte ha sempre trasmesso con gli uomini spesso tramutati in pecore proprio perché del gregge, tante volte, ripetono il comportamento. Ora però Antonio Amore non è più fisicamente di questo mondo, lo è invece con le sue opere che hanno un valore altissimo. Venderle privatamente significherebbe anche togliere la possibilità alla città di avere un patrimonio culturale di altissimo pregio. Ed è questo il motivo per cui la moglie di Antonio Amore prova a a richiamare l’attenzione sul tesoro di cui la città, anzi l’intera Sardegna, dovrebbe riappropriarsi.

L’idea che ovviamente deve essere interamente studiata e poi inevitabilmente finanziata. «Il mio sogno – dice Michelina Angheleddu – è quello di fare di questa casa il punto di riferimento. È qui che Antonio pensava le sue opere. Stava ore a lavorarci su quando aveva l’idea giusta, ma in questa casa ci sono anche le opere di gioventù del periodo siciliano e degli anni in cui visse a Roma. Senza le istituzioni però un’impresa del genere è impossibile». Meno Sartiglia e più Amore potrebbe essere lo slogan giusto. (e.c.)

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