La Nuova Sardegna

ORISTANO. Credeva potesse nascere una storia d’amore. Era una pura illusione, ma a volte la mente si spinge oltre la realtà. In questo caso però il protagonista della storia si sarebbe spinto anche oltre i confini della legalità trascinando colei con cui avrebbe voluto avere una relazione nel baratro dello stalking. A contestare il reato a Raffaele Pintau è il pubblico ministero Marco De Crescenzo che ha chiesto la condanna a tre anni e sei mesi per il reato di atti persecutori. L’imputato, assistito dall’avvocato Rinaldo Saiu, si difende parlando proprio di involontarietà di questo comportamento che forse è frutto anche di una situazione psicologica non del tutto normale. Così sarebbe stato facile er lui arrivare a uno stravolgimento della realtà senza neanche accorgersi che stava invece commettendo un reato.

Di parere opposto l’accusa affiancata anche dall’avvocato Stefano Cocco che si è costituito parte civile per la persona offesa. Quest’ultima si era ritrovata quasi sotto assedio. Messaggi telefonici, chiamate, passaggi continui nel luogo di lavoro, pedinamenti, approcci sui social network con continui cambi di profilo erano il campionario messo in campo dall’imputato il quale nella scorsa udienza si è sottoposto ad interrogatorio. Rispondendo alle domande delle controparti a cui va aggiunto il giudice monocratico Carla Altieri, ha più volte negato di aver utilizzato diversi profili Facebook per contattare la sua vittima.

Fatto sta che per l’accusa ogni spiegazione non ha fondamento. Ci sono prove, testimoni, riscontri oggettivi forniti dall’analisi di tabulati e dalle verifiche sui computer e telefonini che dicono che per mesi l’ombra incombente di Raffaele Pintau avrebbe oscurato la tranquillità della persona con cui voleva avviare la relazione. La sentenza è prevista per l’udienza di martedì prossimo, dopo le repliche.

Enrico Carta