La Nuova Sardegna

Oristano

Condannato a due anni per stalking

di Michela Cuccu
Condannato a due anni per stalking

L’imputato Raffaele Pintau pagherà anche le spese processuali

06 giugno 2018
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ORISTANO. È stato condannato a due anni di reclusione, più uno di libertà vigilata, Raffaele Pintau, l’oristanese finito sotto processo per una vicenda di stalking. Ieri, poco prima delle 13, il giudice monocratico, Carla Altieri ha emesso la sentenza che comprende anche il pagamento delle spese processuali e di 3mila euro di provvisionale, dato che la vittima si era costituita parte civile.

La vicenda è quella di un uomo che per conquistare la donna di cui si era invaghito, l’aveva quasi messa sotto assedio, tempestandola di messaggi telefonici, chiamate, passaggi continui nel luogo di lavoro, pedinamenti, approcci sui social network con continui cambi di profilo. Convinto, probabilmente, che attraverso un “corteggiamento” così pressante potesse nascere una storia d’amore. Non era dello stesso avviso invece la destinataria dei messaggi e delle telefonate, che, sfinita, si era rivolta alla magistratura. Nel corso del processo il pubblico ministero, Marco De Crescenzo, aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi per il reato di atti persecutori.

L’imputato, assistito dall’avvocato Rinaldo Saiu, si era difeso parlando di involontarietà di questo comportamento, forse anche frutto di una situazione psicologica non del tutto normale. Tanto da arrivare a uno stravolgimento della realtà, senza neanche accorgersi che stava invece commettendo un reato. Decisamente diversa la versione dall’avvocato di parte civile Stefano Cocco che, aveva riferito di un comportamento persecutorio, confermato da prove, testimoni, riscontri oggettivi forniti dall’analisi di tabulati e dalle verifiche sui computer e telefonini che dimostrano che per mesi l’ombra incombente di Raffaele Pintau avrebbe oscurato la tranquillità della persona con cui voleva avviare la relazione.

Dopo la denuncia, Pintau non aveva posto fine all’assedio della sua vittima tanto che, su disposizione della magistratura, era stato raggiunto da un provvedimento di detenzione cautelare, prima in carcere e successivamente, agli arresti domiciliari per l’intera durata del processo.

Ieri, in aula la donna vittima di quelle persecuzioni non c’era, risparmiandosi, probabilmente, altre emozioni che avrebbero risvegliato i ricordi del brutto periodo trascorso fra messaggi e telefonate insistenti. C’era invece l’imputato che, seduto accanto al suo difensore, ha ascoltato in silenzio la sentenza che ha posto fine a questa brutta storia di stalking.

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