Nessun abuso sulla figlia, padre assolto
di Enrico Carta
La vicenda in un piccolo paese. In appello confermata la sentenza di primo grado
12 giugno 2018
2 MINUTI DI LETTURA
ORISTANO. È ancora assoluzione. E se non ci sarà un ricorso in Cassazione è anche la fine di un incubo. Otto anni dopo la denuncia più bugiarda e infamante che un padre possa subire anche la Corte d’appello replica la sentenza di primo grado. Non c’è reato, non c’è mai stato alcun abuso sessuale nei confronti della figlioletta di cinque anni e nemmeno i maltrattamenti denunciati dall’ex moglie. Nulla di nulla, solo un assurdo processo che vede al centro l’uomo di un paese dell’Oristanese – non vengono indicati nomi e località a tutela della minorenne – chiamato in causa proprio dall’ex moglie.
È quest’ultima ad additarlo come colpevole rovesciandogli addosso l’accusa di aver abusato della figlia. È un processo complesso, ma già in primo grado emergono delle crepe nelle tesi accusatorie. Le testimonianze della donna sono contrastanti e incerte, ci sono contraddizioni che vengono fatte emergere dal lavoro degli avvocati difensori Rafaele Cocco e Serena Contini. Ci sono poi le consulenze di parte che raccontano verità opposte: per un consulente gli abusi sono verosimili, per l’altro sono da escludere. L’accusa e gli avvocati di parte civile Giancarlo Marini e Carlo Tortora però insistono. Si arriva persino alla richiesta di condanna a otto anni, ma a marzo dello scorso anno, il processo conosce la sua prima sentenza. È un’assoluzione che ovviamente non è definitiva. Puntuale arriva l’appello che però la procura non presenta: lo fanno solo gli avvocati di parte civile che tutelano la mamma e la bambina. Si arriva al secondo grado di giudizio e già il procuratore generale chiede la conferma dell’assoluzione e ad egli si affiancano gli avvocati difensori. Resta il parere contrario delle parti civili, ma non è quello che prevale. Resta la Corte di Cassazione, sempre che ci sia chi vuol presentare ricorso, ma ora l’assoluzione può dirsi cosa fatta. Tutti i dolori di chi è stato accusato ingiustamente rimangono.
È quest’ultima ad additarlo come colpevole rovesciandogli addosso l’accusa di aver abusato della figlia. È un processo complesso, ma già in primo grado emergono delle crepe nelle tesi accusatorie. Le testimonianze della donna sono contrastanti e incerte, ci sono contraddizioni che vengono fatte emergere dal lavoro degli avvocati difensori Rafaele Cocco e Serena Contini. Ci sono poi le consulenze di parte che raccontano verità opposte: per un consulente gli abusi sono verosimili, per l’altro sono da escludere. L’accusa e gli avvocati di parte civile Giancarlo Marini e Carlo Tortora però insistono. Si arriva persino alla richiesta di condanna a otto anni, ma a marzo dello scorso anno, il processo conosce la sua prima sentenza. È un’assoluzione che ovviamente non è definitiva. Puntuale arriva l’appello che però la procura non presenta: lo fanno solo gli avvocati di parte civile che tutelano la mamma e la bambina. Si arriva al secondo grado di giudizio e già il procuratore generale chiede la conferma dell’assoluzione e ad egli si affiancano gli avvocati difensori. Resta il parere contrario delle parti civili, ma non è quello che prevale. Resta la Corte di Cassazione, sempre che ci sia chi vuol presentare ricorso, ma ora l’assoluzione può dirsi cosa fatta. Tutti i dolori di chi è stato accusato ingiustamente rimangono.