La Nuova Sardegna

Oristano

Spiaggia chiusa per tutta l’estate

di Enrico Carta

De Falco (Cnr): «La natura farà il suo corso in breve tempo, non necessario un intervento umano»

25 giugno 2018
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CABRAS. Chiusa per tutta l’estate per pericolo di frane. Gli amanti della tintarella si possono scordare quella cinquantina di metri della spiaggia di San Giovanni transennata giusto sabato mattina per il rischio altissimo che la scogliera venga giù in un colpo solo. Non serve la sfera di cristallo per capire che la misura di sicurezza adottata dal sindaco Andrea Abis non è reversibile e che, prima di parecchie settimane o forse per mesi, tutto rimarrà immutato. La stagione in quel lembo di penisola del Sinis è andata: niente ombrelloni e niente asciugamani da srotolare se non per una strettissima striscia a ridosso del bagnasciuga quando il mare sarà clemente. Altrimenti nulla, solo un tuffo nelle acque splendide, ma ormai raggiungibili solo da quella che tutti gli amanti di San Giovanni chiamano la seconda scala. La prima è chiusa sine die in attesa che l’uomo o più probabilmente la natura faccia il suo corso.

La decisione di chiudere quel tratto di spiaggia ai bagnanti e vietare il passaggio delle auto nella strada che ci passa sopra è stata presa precauzionalmente dopo l’ispezione della Guardia Costiera e dei tecnici del Comune in seguito a un crollo recente della falesia. Il pericolo che venga giù un altro tratto di scogliera magari quando qualcuno si sta godendo la giornata di mare non poteva essere trascurato. E a rinforzare la bontà della decisione ci sono anche le parole di Giovanni De Falco, primo tecnologo del Cnr di Torregrande esperto in geologia marina e sedimentologia, ovvero quella che tutti ormai chiamiamo come erosione costiera.

«Ho fatto una ricognizione sabato – spiega il ricercatore – e penso che in tempi brevi verrà giù. Non possiamo fare una previsione esatta, ma quel tratto di scogliera non avrà vita lunga. Siamo di fronte a un naturale fenomeno di arretramento della falesia di fronte al quale non ci sono contromisure». La situazione viene però valutata in maniera differente rispetto a quella che ha interessato qualche anno fa un tratto di costa a S’Arena Scoada nella marina di San Vero Milis. In quel caso fu adottata la scelta di costruire una barriera artificiale in mare per salvare le case molto vicine alla zona dei crolli, «ma in questa situazione, le abitazioni sono ancora distanti. Un intervento di messa in sicurezza non sarebbe semplice e comunque, pensando ai tempi per studiarlo e predisporlo, si andrebbe oltre la stagione estiva. Io sono più favorevole a un’azione della natura che inevitabilmente farà crollare quel tratto di falesia. A quel punto i detriti che cadranno sulla spiaggia faranno da barriera e limiteranno per tantissimo tempo il lavoro di erosione del mare sulla scogliera».

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