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Oristano

Bimba contesa: «Troppi dubbi»

Enrico Carta
Bimba contesa: «Troppi dubbi»

La difesa cerca la strategia per arrivare alla modifica degli ultimi provvedimenti che impediscono alla donna qualsiasi contatto con la piccola ed elenca le zone grigie

08 luglio 2018
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ORISTANO. Troppi dubbi e troppi aspetti controversi perché la battaglia legale finisca qui. All’indomani della notifica del provvedimento della giudice del tribunale di Viterbo che vieta qualsiasi contatto tra la mamma di un paese della Marmilla e la sua bambina – da martedì si trova nel Lazio col padre – i perché senza risposta continuano a essere tanti. È per questo motivo che gli avvocati Anna Maria Busia e Paolo Mauri stanno studiando le prossime mosse.

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Gli avvocati della mamma. A muovere i due legali è la certezza che l’ordinanza contenga delle contraddizioni e non tenga conto di alcuni aspetti fondamentali di una vicenda in cui, non va mai dimenticato, c’è di mezzo una bambina che tra pochi giorni compirà tre anni. Tanto è vero che l’unico commento rilasciato dall’avvocata Anna Maria Busia fa capire che anche la difesa della mamma 38enne abbia molti punti interrogativi a cui non riesce a dare una risposta: «Ci sono nell’ordinanza motivazioni che non poggiano su basi comprensibili e logiche se si esamina la vicenda allo stato degli atti. Dobbiamo capire il perché di questo atteggiamento del giudice e come mettere a posto le cose per il bene del minore e quindi della madre».

L’ordinanza. La decisione del giudice che nega ogni tipo di contatto sia diretto che telefonico e rimanda a una fase successiva gli incontri tra la mamma e la bambina con la presenza obbligatoria degli assistenti sociali ha delle crepe. Intanto c’è da esaminare il comportamento della madre. Il giudice le attribuisce il mancato rispetto dell’ordinanza del 22 dicembre del 2017. Non avrebbe ottemperato all’obbligo di trasferirsi a Viterbo, ma l’avrebbe fatto solamente il 28 febbraio. C’è un perché ciò sia avvenuto e questo perché è contenuto anche in alcuni atti che la giudice ha ben presenti.

Il tempo trascorso tra dicembre e febbraio, è stato quello in cui fu avviata dall’avvocato Paolo Mauri, la negoziazione nel tentativo di trovare una via d’incontro che potesse soddisfare le esigenze di entrambi i genitori. Questo passo fu regolarmente autorizzato dal tribunale che quindi non dovrebbe rimproverare alla mamma il mancato rispetto dell’ordinanza.

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Il trasferimento a Viterbo. Ancora si contesta il fatto che, oltre al ritardo, M. non sarebbe rimasta a Viterbo ma si sarebbe, già a marzo, recata a Caserta. È la stessa mamma a spiegare il perché e a ribadire che il giudice è a conoscenza dei motivi di tale decisione: «Sono stata a Viterbo, ma non lavorando non avevo possibilità di mantenermi lì. Per questo motivo mi sono fatta ospitare a Caserta in casa di amici, comunicando il tutto e facendo presente attraverso l’avvocato che ero a disposizione affinché il padre potesse vedere la figlia costantemente». La difesa lamenta poi il fatto che la giudice non abbia acconsentito a garantire un assegno di mantenimento e abbia rigettato la richiesta di dare alla mamma e alla bambina la casa coniugale in quanto la madre era allora l’affidataria della minore. Nel frattempo è avvenuta la rivoluzione copernicana e per garantire il diritto alla bigenitorialità reclamato dal padre, adesso questo viene pressoché negato alla madre.

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