La Nuova Sardegna

Oristano

La diga di Santa Chiara in dieci foto

di Maria Antonietta Cossu
La diga di Santa Chiara in dieci foto

Ula Tirso, le immagini storiche dello sbarramento ospitate nel centro storico

19 agosto 2018
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ULA TIRSO. Dieci gigantografie in bianco e nero ripercorrono l’epopea dei sedicimila fantasmi che lavorarono alla costruzione della diga di Santa Chiara, simbolo del processo di modernizzazione della Sardegna. Ma anche testimonianza della metamorfosi di un lembo dell’entroterra oristanese, che a distanza di cento anni ha ricordato la gestazione dell’opera che segnò un’epoca. Le immagini affisse ai muri del centro storico raccontano l’evoluzione del colosso senza mai mostrare il dettaglio dei volti di uomini, donne e bambini che pullularono in quell’immenso cantiere durato sei anni. «Sono quasi sempre nascosti perché l’esigenza del committente, la Società Elettrica Sarda, era di mettere a fuoco le architetture in divenire, di raccontare come la mano dell’uomo modificasse il paesaggio naturale trasformandolo in paesaggio culturale», ha spiegato il fotografo e regista Simone Cireddu all’apertura delle celebrazioni del centennale.

L’iniziativa che si è svolta venerdì è la prima di una lunga serie prevista nel Barigadu, a Oristano, Terralba e Cagliari dall’associazione Paesaggio Gramsci, che ha sviluppato il progetto per conto dei Comuni. Il presidente Umberto Cocco ha dato un’anticipazione del lavoro svolto dal comitato scientifico che ha riesumato il materiale custodito in archivi pubblici e privati per «approfondire la conoscenza storica della diga concepita dalle classi dirigenti liberali e socialiste dei primi del Novecento».

Cosa resta di quell’opera grandiosa l’ha detto il sindaco Ovidio Loi al termine della passeggiata che organizzatori e pubblico hanno compiuto, con la musica dell’orchestra di fiati Eleonora d’Arborea in sottofondo, attraverso le stazioni della memoria. «Queste foto rimarranno in paese a testimonianza del rispetto che la nostra comunità ha per la diga di Santa Chiara. Seppure essa rappresentò un trauma per le nostre comunità locali, espropriate dei terreni ed escluse dal processo di modernizzazione e di sviluppo agricolo che invece soddisfò la piana di Oristano, di Arborea e del Campidano di Cagliari». Ula Tirso fu il primo paese a ricevere l’energia elettrica, un primato curioso, ma è ben poco – ha sottolineato Ovidio Loi – L’eredità del passato sono le macerie del villaggio di Santa Chiara, la diga bella e maestosa e il ricordo di tutti coloro che ci lavorarono: gli ingegneri Omodeo, Costamagna, Dolcetta, Campo e Bertoldeo; i sedicimila uomini e donne, i quattrocento prigionieri austriaci e tanti che ci rimisero la salute e la vita».

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