La Nuova Sardegna

Oristano

Tre nomi e sette croci: amministratori minacciati

di Piero Marongiu
Tre nomi e sette croci: amministratori minacciati

Macabre scritte tracciate con vernice rossa sul muro del cimitero del paese Avvertimento a sindaco, assessore e al padre di un altro esponente della giunta 

04 settembre 2018
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BONARCADO. È stato scelto il muro di cinta del nuovo cimitero per scrivere le minacce contro il sindaco Franco Pinna, l’assessore alle attività produttive Giovanni Pes e Salvatore Mura, padre dell’assessore all’urbanistica Raimondo. Ai tre nomi, scritti con la vernice rossa, l’autore del gesto (o gli autori), forse per rendere più chiaro il messaggio, ha aggiunto anche sette croci. Ad accorgersi della scritta, probabilmente realizzata nella notte tra venerdì e sabato, qualcuno che stava andando in cimitero per visitare i propri cari defunti.

«Dimettermi? Non ci penso nemmeno», chiarisce il sindaco. C’è amarezza nelle sue parole: «Quelle scritte riportano il nostro paese indietro di decenni - scrive Franco Pinna in una lunga lettera, pubblicata nel sito del Comune -. Ho deciso di informare i cittadini dell’accaduto, perché ritengo sia giusto che ognuno abbia la possibilità di analizzare, riflettere e, come mi auguro, condannare questi gesti che minano dal profondo il vivere civile e democratico della nostra comunità».

Secondo Pinna il movente del gesto si potrebbe trovare nella polemiche sorte sul Piano di valorizzazione delle terre civiche: «Faceva parte delle linee programmatiche del nostro mandato amministrativo. Si tratta di un adempimento previsto dalla legge regionale 12 del 1994, finalizzato a mettere ordine su una vicenda, l’assegnazione di lotti di terra ad alcuni cittadini, risalente agli anni 50/60».

Sono state forse tradite attese e speranze? Il sindaco è netto: «La gente deve sapere che quelle terre non possono essere né usucapite, né alienate. Il regolamento prevede contratti d’affitto decennali, rinnovabili per ulteriori dieci anni e i proventi dell’affitto devono essere utilizzati solo per opere utili alla collettività».

Pinna lancia accuse, seppure velate, contro la minoranza consiliare, senza mai nominarla direttamente, ritenendola responsabile di un clima di tensione che ora è degenerato: «Dei responsabili materiali si occuperanno le forze dell’ordine, ma esistono anche dei responsabili morali, e sono quelli che dall’inizio della nostra amministrazione, anche dall’interno del consiglio comunale, avvelenano il clima politico facendo di tutto per gettare discredito sulla persona degli amministratori, accusandoli di incompetenza, di agire per interesse personale, puntando sempre il dito su quei quattro soldi di indennità che non bastano certo a coprire le responsabilità, il tempo speso e l’impegno dedicato».

Ma la prima condanna è arrivata proprio dalla minoranza, ad esprimerla è Antonella Sanna: «La scritta apparsa qualche giorno fa sul muro del nostro cimitero è di una gravità inaudita. Come minoranza consiliare, oltre ad esprimere piena e incondizionata solidarietà verso i destinatari delle minacce, condanniamo il gesto con decisione, senza se e senza ma».

Un’altra buona dose di responsabilità secondo Pinna è da ricercarsi nell’assenza dello Stato, reo di aver lasciato soli gli amministratori locali. «Non si amministra più il progresso di una comunità, ma la disperazione, la povertà, e la miseria - scrive il sindaco, citando le parole di un altro sindaco -: il Comune è tornato ad essere, sostanzialmente, l’Eca (Ente comunale di assistenza). Da motore di crescita della comunità ad amministratore della disperazione».

Infine, atto d’accusa contro il social, da Pinna considerato un veicolo utilizzato dai fomentatori d’odio nei confronti degli amministratori. «Si amministra con l’occhio della rete addosso - conclude -. Nel vedere quelle scritte ho provato un senso di solitudine, di amarezza e di delusione nel pensare che chi le ha redatte faccia parte della nostra comunità, ma anche tanta serenità perché consapevole che il lavoro fatto finora è stato compiuto nell’interesse di tutti i miei concittadini».

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