La Nuova Sardegna

Oristano

Neoneli, restano in carcere gli indagati per la piantagione

di Enrico Carta
Neoneli, restano in carcere gli indagati per la piantagione

NEONELI. Dal carcere non si esce. Tutti e cinque gli indagati dal pollice verde, accusati di essere a vario titolo, i gestori delle coltivazioni di marijuana scoperte a Neoneli e Sanluri da un’operazi...

19 settembre 2018
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NEONELI. Dal carcere non si esce. Tutti e cinque gli indagati dal pollice verde, accusati di essere a vario titolo, i gestori delle coltivazioni di marijuana scoperte a Neoneli e Sanluri da un’operazione dei Cacciatori di Sardegna, restano dietro le sbarre. Il giudice per le indagini preliminari Elisa Marras ha infatti ritenuto congrua con la gravità del reato le misure di custodia cautelare emesse nei confronti di Davide Corda, 60 anni di Neoneli che è proprietario del terreno vicino a quello in cui era stata impiantata la coltivazione; di Ignazino Pianu, 46 anni di Sanluri su cui già da un mese i carabinieri avevano puntato gli obiettivi dei loro binocoli e piazzato orecchie indiscrete ad ascoltare le conversazioni telefoniche e ambientali; di Fabrizio Scintu, 36 anni di Gergei che era stato arrestato in flagranza mentre tentava la fuga una volta scattato il blitz; di Catrin Desogus, 37 anni di Sanluri, e del suo ex marito ma attuale convivente Salvatore Cadeddu, 53 anni, a cui gli inquirenti sono arrivati attraverso un’accurata indagine.

Gli avvocati difensori Carlo Figus, Christian Stara, Stefano Piras e Maurizio Piras hanno contestato non tanto la ricostruzione fatta dagli inquirenti, ma l’attribuzione delle responsabilità ai vari indagati. Il campo in cui era coltivata la droga non è quello usato da Davide Corda per l’allevamento, ma sarebbe solo ad esso attiguo. Così come vien difficile attribuire la proprietà della pistola clandestina ritrovata in uno zaino nei pressi della piantagione. Errato sarebbe anche il numero delle piante ritrovate perché bisognerebbe fermarsi alle sole 300 estirpate dopo il blitz – le altre già estirpate non possono rientrare nel conto al pari delle 274 ritrovate a Sanluri –. Infatti è stato contestato anche il collegamento tra le due indagini.

Ma è assai possibile che la difesa non sia a conoscenza di atti che invece incastrano la piccola banda, di cui alcuni componenti hanno trascorso tutta l’estate nell’accampamento predisposto proprio per ospitare i coltivatori di marijuana. Due tende, attrezzatura da campeggio, cucina da campo e tutto ciò che serviva per finire il lavoro. A concluderlo ci hanno pensato i carabinieri, ma in maniera differente da come si aspettavano i coltivatori.

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