La Nuova Sardegna

Oristano

Le parole di Joe: «Un ragazzo si è già scusato»

di Davide Pinna
Le parole di Joe: «Un ragazzo si è già scusato»

Una delle vittime racconta: «È venuto a casa nostra in via Aristana coi genitori. L’abbiamo perdonato»

28 settembre 2018
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ORISTANO. Uno dei tredici ragazzi indagati per il lancio di oggetti e petardi ai danni di alcuni cittadini senegalesi e di alcuni cittadini rom ha già chiesto scusa. Lo conferma Joe, uno degli inquilini della casa di via Aristana oggetto dei raid. Joe, che preferisce non dire il suo cognome e non farsi ritrarre in fotografia, racconta: «Giovedì sera è venuto uno dei ragazzi, accompagnato dai genitori, e ci ha chiesto scusa. Abbiamo accettato le sue scuse, noi non portiamo nessun rancore: vogliamo solo che non succeda mai più niente di simile».

Fatto salvo per l’accento, Joe padroneggia l’italiano perfettamente e parla anche un po’ di sardo. Quello di giovedì è sicuramente un passo importante, forse qualcuno dei ragazzi coinvolti si è reso conto che quel «becero divertimento», come lo hanno definito gli inquirenti, di divertente aveva ben poco. Tutto è avvenuto in una dimensione oristanese, la famiglia del ragazzo che si è scusato infatti conosceva Joe. «Mio fratello – racconta – conosce i genitori e la nonna di questo ragazzo». Joe dice che nel quartiere mai hanno avuto problemi: «I nostri sono tutti buoni vicini e non c’è mai stato alcun episodio di razzismo o intolleranza nei nostri confronti. Se mi manca l’aglio o la cipolla – dice mentre indica le altre case di via Aristana – me li prestano tranquillamente».

Piccoli episodi di buon vicinato, normali in una zona come quella di via Aristana che ancora conserva tanti piccoli aspetti della vita di paese, ma che sono un segno importante di integrazione reciproca, soprattutto in un periodo in cui messaggi di contenuto razzista si diffondono a macchia d’olio sul web e nei discorsi fra le persone. Ma sembra che ci sia ancora una distanza, tra l’odio che compare sui social network e nei luoghi di incontro, e i rapporti positivi che si instaurano fra le persone, quando vivono fianco a fianco.

D’altra parte non c’è da stupirsi di quest’integrazione. «Viviamo qui da 28 anni – racconta Joe – e non abbiamo mai creato o avuto problemi». Quasi trent’anni di vita a Oristano in effetti non sono pochi, e viene quasi da chiedersi se non sarebbe più corretto definire Joe e i suoi coinquilini per quello che sono, cioè oristanesi a tutti gli effetti – anche come cittadinanza –. Oristano gli piace e lo dice con una battuta: «Se non ci piacesse, saremmo rimasti qui per tutto questo tempo?» e anche sui concittadini il giudizio è positivo: «Sono brave persone, abbiamo un buon rapporto con tutti». Sugli episodi non ha molto da raccontare: «Avvenivano di notte, mentre noi dormivamo. Quando ci affacciavamo erano già andati via. Lanciavano pietre, arance, limoni: ci hanno rotto una tapparella con un sasso».

Non c’erano insulti razzisti durante i raid, Joe assicura di non averli sentiti. La sua vita e quella degli altri senegalesi di via Aristana riprenderà tranquillamente: «Le nostre giornate sono piene di lavoro. Quando finiamo, veniamo a casa a riposare. Tutto qui», racconta e poi saluta: «A si biri! (Arrivederci)». E la speranza è che sia davvero un fatto isolato e che tutto possa riprendere tranquillamente.

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