La Nuova Sardegna

Oristano

«Droga a scuola? No alla Polizia»

di Simonetta Selloni

Parla il preside del Liceo De Castro Pino Tilocca. «Niente repressione, servono percorsi educativi»

10 ottobre 2018
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ORISTANO. «Io faccio il preside, voglio stare davanti ai miei studenti come tale. Non faccio il carabiniere, non il poliziotto. Sono un educatore. E penso che sulla questione droga si debba avere un approccio di prevenzione e educazione non di repressione». Pino Tilocca è il dirigente – o come dice lui preside – del liceo classico De Castro. Tra l’istituto di Oristano (Classico e Liceo artistico), Terralba (Scientifico e Tecnico) “governa” oltre 1000 studenti. Si aggiungono i 50 allievi del Liceo artistico attivato in carcere. Qualche giorno fa uno spacciatore è stato fermato nel cortile del De Castro. All’incontro (di cui si parla in questa pagina) convocato dal prefetto sulla direttiva “Scuole sicure”, emanata dal ministero dell’Interno per contrastare gli stupefacenti nella scuola, lui non c’è andato.

Approccio repressivo. Chiarisce subito. «Io non ho assolutamente nulla contro il prefetto, che ottempera a quanto disposto dal ministero dell’Interno. Semplicemente, non condivido il modo di affrontare questi temi: repressivo e persino propagandistico. Peraltro, il mio ministero di riferimento è quello dell’Istruzione, non dell’Interno». Per essere ancora più chiaro: «Nella direttiva si parla, facciamo, al 10 per cento di prevenzione. Il resto è repressione. Penso si debbano ribaltare le percentuali».

Cani e divise. «Il modo in cui si imposta il problema non tiene affatto conto del perché i ragazzi consumino droga. E ne consumano, pure tanta. E anche alcol. Durante la settimana il cortile della scuola è pieno di cicche e di cannoni, il lunedì mattina dobbiamo ripulire dalle bottiglie di superacolici. Ma non è che buttandola sull’intervento repressivo si siano risolte le cose. Anche perché carabinieri, poliziotti e cani fanno i controlli, poi vanno via e tutto torna come prima – dice –. O si vogliono pattugliare le scuole tutto l’anno? Improponibile. E inutile. Solo propagandistico», dice Tilocca.

Percorsi di conoscenza. La chiave, dal punto di vista del preside, è un’altra. «Io penso che si debba intervenire in altro modo, con percorsi di educazione, di conoscenza. I ragazzi hanno la cultura dello sballo, bisogna spiegare i disastri che provoca. E affrontare il problema in prospettiva». Cioè, costruire una cultura di consapevolezza.

No problema. Il fatto è che per i ragazzi l’utilizzo delle droghe è percepito come una cosa normale. Una canna, che vuoi che sia? «Droghe e alcol. Le trovano, se le comprano. Significa che dobbiamo intervenire sugli stili di vita, essere incisivi, diretti», sottolinea.

Il “muso duro”. Non che non intervenga, la scuola. «Lo facciamo, siamo attenti. A scuola non si può fumare, non si può bere. Quando intravediamo situazioni pericolose interveniamo anche a muso duro, ma sempre secondo i criteri educativi. Coinvolgiamo le famiglie. Chiaro che non posso interferire con quello che gli studenti fanno fuori scuola, questo è un compito che spetta alla famiglia».

Metti il rapper a scuola. «I ragazzi vanno ascoltati. Devo dire che il ministero dell’Istruzione è attento, ci sostiene. E poi bisogna avere un po’ di coraggio. Abbiamo ospitato a scuola il rapper Chicoria, l’incontro l’avevano proposto loro. Ha una storia di droga alle spalle. È stato diretto, anche crudo. Ai ragazzi ha parlato con il loro linguaggio, quello che ascoltano. L’hanno capito. Noi li sottovalutiamo, i ragazzi. Se utilizziamo codici a loro accessibili, ci facciamo capire. Anche quando parliamo di droga e dipendenze. Penso che la strada sia questa», conclude Tilocca. Non il carabiniere, non il poliziotto. Il preside Tilocca.

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