La Nuova Sardegna

Oristano

Patologia neonatale addio L’allarme dei medici

di Simonetta Selloni
Patologia neonatale addio L’allarme dei medici

Il San Martino perde un altro pezzo, il primario dispone la chiusura del reparto Bimbi trasferiti a Nuoro: mancanza di personale. L’Ordine dei medici in rivolta

04 novembre 2018
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ORISTANO. Adesso tocca ai neonatini della Patologia neonatale del San Martino. Sfrattati: dal 24 ottobre scorso i piccoli pazienti più deboli, che fino a poco tempo fa venivano accolti nei sei posti letto del reparto, sono costretti a emigrare verso altri ospedali. Nuoro, soprattutto. Questo per la “cronica carenza di personale infermieristico, presidi e apparecchiature, ripetutamente segnalata e mai tenuta nella debita considerazione”. C’è scritto nella lettera di denuncia che i medici dell’Unità operativa di Pediatria e neonatologia dell’ospedale di Oristano hanno inviato all’assessore regionale alla Sanità Arru, al direttore della Ats Moirano, poi, via via, a quello della Assl Meloni, e a scendere a prefetto, presidente dell’Ordine dei medici, al sindaco di Oristano. E ieri, per lanciare l’allarme sull’ennesimo tassello del puzzle sanità pubblica che va a perdersi, si sono trovati il presidente dell’Ordine dei medici, Antonio Sulis, i rappresentanti sindacali (Anaao, Cimo e Aaroi), ma anche il sindaco di Oristano Andrea Lutzu.

«Quella della Patologia neonatale rischia di essere una morte annunciata, non voglio parlare di disegno per smantellare la sanità oristanese ma sicuramente, di questo passo, il San Martino non solo non diventerà, come previsto dalla riforma sanitaria, un Dea di primo livello, ma rischia di essere declassato a un ospedale zonale», ha detto il presidente Sulis. Il fatto è che il primario della Pediatria ad interim, Antonio Cualbu (in condominio con il San Francesco di Nuoro), ha dovuto prendere atto di una situazione che non garantiva i livelli di sicurezza per i piccini. «Ha giustamente chiuso, cosa poteva fare?», ha sottolineato Luigi Curreli (Anaao). Il San Martino garantisce un pronto soccorso pediatrico, con 6mila accessi l’anno. «Tra l’altro la soluzione aggrava ulteriormente la situazione dovuta alle carenze di organico, visto che dei 12 medici previsti ce ne sono solo 8. Il trasferimento impone infatti che un neonatologo e un’infermiera viaggino con il bambino. E così si scopre ulteriormente il reparto». Il problema della pediatria è solo l’ultimo in ordine di tempo. Il sindaco Lutzu, che ha partecipato all’incontro convocato dal Consiglio dell’ordine, ha precisato che «rispetto alla riunione di sei mesi fa, con Arru e Moirano, quando vennero date garanzie, non solo la situazione non è migliorata, ma la sanità oristanese sta sempre più avendo difficoltà». E se solo per restare alla Pediatria i problemi sono innumerevoli – Enzo Puddu, pediatra di base, ha parlato degli oltre 150 bimbi diabetici seguiti con enormi sacrifici da appena due diabetologhe –, è il sistema sanità nel suo insieme che sembra implodere. Da un reparto all’altro: mancano anestesisti, chirurghi, i macchinari si guastano e passano settimane e settimane perché ne venga ripristinata la funzionalità. «E in questa situazione di attentati alla salute, non si riesce a trovare un responsabile», ha sottolineato Curreli. E Sulis: «Il depotenziamento della Pediatria sembra prodromico rispetto a quello di Ostetricia e ginecologia. Siamo già passati da 800 parti l’anno a 600». Infine: «Prima il 70 per cento delle cure venivano erogate dal pubblico, oggi le proporzioni si sono invertite». Annunciano battaglia, i medici. Con il territorio, che alla fine paga questo progressivo smantellamento.

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