La Nuova Sardegna

Oristano

I Ris sugli strumenti dell’omicidio

di Simonetta Selloni
I Ris sugli strumenti dell’omicidio

Incarico agli esperti per analizzare gli attrezzi usati per uccidere Manuel Careddu. Esiti tra due mesi

13 novembre 2018
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GHILARZA. La piccozza, usata per uccidere Manuel Careddu, e poi i guanti di lattice, protezione per evitare di lasciare impronte. La corda, che doveva servire per legarlo ma chissà poi se è stata usata. E il coltello per tagliarla. Gli strumenti della morte, lasciati dagli assassini di Manuel non lontano dal corpo, sono ora affidati formalmente agli esperti del Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Cagliari. Ieri il procuratore della Repubblica di Oristano Ezio Domenico Basso e la sostituta procuratrice del tribunale dei minori Maria Chiara Manganiello hanno conferito gli incarichi per quelli che in gergo si chiamano “accertamenti irripetibili”. Gli esperti dovranno far “parlare” questi oggetti, compartecipi del delitto e trovati a Costaleri, nelle campagne di Ghilarza. Lì era stato seppellito Manuel, lì lo hanno trovato gli inquirenti dopo averlo cercato sulle sponde e dentro il lago Omodeo. Manuel, ucciso lasera dell’11 settembre dai suoi “amici”: Christian Fodde, Riccardo Carta, i due minorenni – G.C. e C.N., una ragazza e un ragazzo –, mentre Matteo Satta teneva in custodia i loro cellulari. Un quintetto aiutato – così la ricostruzione accusatoria – da Nicola Caboni (difeso dagli avvocati Marcello Sequi e Irene Gana), accusato di soppressione di cadavere ed entrato in scena il giorno dopo. Cosa potranno aggiungere, questi oggetti alla ricostruzione del delitto? Frammenti di orrore tra le incrostazioni della piccozza e le trame della corda, residui del Dna degli esecutori, conferma delle tracce ematiche di Manuel. Qualcosa, a Costaleri, è stato bruciato; forse gli abiti di Manuel, quelli che prima gli sono stati tolti all’Omodeo, poi gettati in una discarica e infine portati via anche da lì. E forse anche una scarpa da tennis, che si trovava non lontano dalla sepoltura del ragazzo, a ridosso dei resti del fuoco.

I Ris esamineranno tutto lunedì 19 novembre. In due mesi dovranno depositare l’esito delle perizie. Un tempo analogo a quello richiesto dl medico legale, Roberto Testi, l’ esperto dei casi di Cogne e Garlasco che ha eseguito l’analisi sui resti del corpo.

Non ci sono solo oggetti e il corpo da esaminare. Ci sono anche le macchine. La Punto del padre di Fodde, utilizzata dal gruppo della morte per portare Manuel da Abbasanta all’Omodeo. E poi c’è il piccolo motocarro, guidato da Riccardo Carta, che compie il percorso inverso dal lago a Ghilarza. Dov’è stato sistemato il corpo di Manuel, nel suo viaggio dal lago fino al terreno alla periferia di Ghilarza? Certamente i carabinieri che stanno lavorando al caso hanno le loro idee, ma servono i riscontri che soltanto gli strumenti scientifici possono offrire.

Per quanto l’omicidio di Manuel Careddu sia in gran parte disvelato dalle intercettazioni ambientali propiziate dalla cimice nell’auto di Fodde, da alcune ammissioni degli indagati e dalle informazioni date dalla madre di Manuel, Fabiola Balardi (tutelata dall’avvocato Luciano Rubattu), ci sono ancora lati oscuri da chiarire. Per esempio, che fine abbiano fatto i due cellulari del ragazzo. Non si trovano. Distrutti? Bruciati? Finiti nell’Omodeo e poi da lì trascinati dalle correnti, chissà dove?

Al conferimento degli incarichi c’erano il legale del padre di Manuel, Gianfrancesco Piscitelli, mentre per due degli indagati, Nicola Caboni e Riccardo Carta, erano presenti l'avvocata Roberta Congia e Lorenzo Campanelli, difensore di Carta con l’avvocato Francesco Campanelli. I due minori sono difesi dagli avvocati Giancarlo Frongia e Gianfranco Siuni.

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