La Nuova Sardegna

Oristano

Cabras, i Giganti spingono l’economia oltre la stagionalità

di Simonetta Selloni
Cabras, i Giganti spingono l’economia oltre la stagionalità

La Coop Penisola del Sinis gestisce il sistema integrato «Alle competenze uniamo l’amore per la nostra storia»

22 novembre 2018
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CABRAS. Non sarà un caso che il Museo civico Marongiu, la residenza dei Giganti di Mont‘e Prama come formalmente indicata da protocolli che hanno il sigillo del ministero dei Beni culturali, sia in via Tharros, a Cabras. È il fulcro di una triangolazione culturale che nel Sinis si snoda tra l’area archeologica di Tharros, la torre spagnola di San Giovanni; naturalmente il sito di Mont‘e Prama, l’insediamento di Cuccuru Is Arrius, ma anche l’Area marina protetta del Sinis, le peschiere. E, se si ha l’intelligenza di puntare alla luna anziché guardare il dito che la indica, si può anche ricordare che non così lontano c’è Cornus, oppure, dall’altra parte, le zone umide di Santa Giusta e Arborea. Paradisi naturalistici, scrigni di storia. Potenti attrattori di visitatori, al centro della Sardegna come dimostrano le cifre: tra Tharros e il Museo, oltre 140mila lo scorso anno. Attorno a questo sistema un intero territorio sta, da decenni, programmando il suo sviluppo. Innegabilmente, la scoperta dei Giganti ha dato un impulso e una prospettiva.

I 35 anni della coop. A gestire il sistema unico degli scavi di Tharros, del Museo e della torre di San Giovanni è la Cooperativa Penisola del Sinis. «Quando, nel 1983, avevamo fatto la richiesta di gestire l’area archeologica di Tharros, ci avevano detto: volete campare due mesi l’anno?», sottolinea Roberto Carrus, presidente della Cooperativa Penisola del Sinis. Oggi i soci sono 14, il lavoro è assicurato tutto l’anno. E nei periodi di massimo afflusso, sono almeno 40 le persone al lavoro nei servizi a sostengno di un’economia integrata.

Il valore aggiunto. I visitatori che da tutto il mondo sbarcano nell’isola e l’attraversano per andare a trovare i Giganti a Cabras trovano guide preparate. Un allenamento lungo: «Negli anni ci siamo formati, ma il vero valore aggiunto è essere accompagnati da persone di questa terra che ne raccontano la storia con l’orgoglio dell’appartenenza e l’amore che si ha per la propria casa», dice ancora Carrus. Ovvio che l’esternazione della direttrice del Polo museale della Sardegna Giovanna Damiani, sul fatto che i Giganti dovrebbero andare al Museo nazionale di Cagliari anziché riunirsi nella nuova ala del museo di Cabras, sta creando scompiglio.

Fronte comune. Scompiglio, ma anche un fronte che vi si oppone e che parte dal sindaco Andra Abis (oggi conferenza stampa per chiedere chiarezza sul rientro dei Giganti a Cabras) e culmina con il presidente della Regione Pigliaru.

La storia, l’economia. «Ci siamo attrezzati studiando, ma anche differenziando l’offerta turistica e culturale. Escursioni, bookshop, ristobar nell’area di Tharros. Il trenino che fa la spola tra San Giovanni e Capo San Marco – aggiunge Carrus –. E l’incalcolabile indotto dei B&b, ristoranti, degli operatori dei trasporti. Delle produzioni locali, perché chi viene al museo dei Giganti poi si ferma per mangiare, acquista i prodotti. Invito chiunque a leggere il libro delle firme del Museo».

I vincoli e le scelte. Nel Sinis dove le coste non si sono cementificate, dove si è scelto di proteggere il mare con l’Area Marina, l’archeologia tesse le trame di uno sviluppo che avvantaggia tutta la Sardegna, «è questa la logica sulla quale abbiamo fondato le attività, anche future», conclude Carrus. Qui, è la casa dei Giganti. In via Tharros, a Cabras.

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