La Nuova Sardegna

Oristano

Le consulte giovani vogliono contare

di Stefano Sulis
Le consulte giovani vogliono contare

A Bauladu il meeting delle associazioni isolane: sono 160 su 377 Comuni

26 novembre 2018
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BAULADU. Istituite nel 2005 come strumento di cittadinanza attiva, le Consulte rappresentano il manifesto più diffuso delle istanze politiche giovanili in Sardegna. Bauladu, nell'ultimo fine settimana, ha ospitato il terzo meeting delle Consulte Giovani della Sardegna. Un terreno di confronto con altre realtà, italiane ed europee, pensato con l'obiettivo di promuovere la rete e sostenerne l'istituzione. Attualmente, sono 160 le consulte attive su un totale di 377 Comuni sardi. Uno strumento politico che interessa, dunque, il 42,4% dei comuni isolani. Una crescita esponenziale, quella fatta registrare negli ultimi anni, a testimonianza di un ricambio generazionale che lascia ben sperare in vista del futuro. Un incremento del +107,9% rispetto al 2012, anno del meeting organizzato a Cabras, quando si contavano 77 consulte attive. Bauladu è così diventato un laboratorio politico giovanile, frutto delle esperienze degli ospiti presenti: da Ivana Velkova (Balkan Regional Platform for Youth Participation and Dialogue) a Camille Martelli e Pierre-Joseph Paganelli (Assemblea di a Giuventù di Corsica), passando per Emir Coric (Municipality of Centar Skopje) e Marco Costantino (Regione Puglia - Bollenti Spiriti). Due giorni fondamentali per il processo di consolidamento della rete. Adesso l'obiettivo è mirato al riconoscimento istituzionale delle consulte giovanili. Un cammino tortuoso e tutt'altro che scontato. Una svolta, in tempi recenti, è legata all'input dell'assessore regionale alla Pubblica istruzione, Giuseppe Dessena: «Direi che qualcosa è cambiato nell'ultimo anno - ha riconosciuto Davide Corriga, sindaco di Bauladu -. Anche un po' a sorpresa. Riconosco all'assessore Dessena l'attenzione per l'operato delle consulte giovanili, ha convocato diverse volte in assessorato i rappresentanti della rete e il capo di gabinetto ha ribadito la volontà di confrontarsi e collaborare anche in questi ultimi mesi di mandato». Uno degli obiettivi principali del meeting consisteva nella stesura di un documento da sottoporre alle istituzioni: «Vogliamo un riconoscimento a livello istituzionale. Questo non vuol dire che la Regione debba adottare un atto particolare, ma sul modello di quanto accade in Corsica con l'assemblea della gioventù, chiediamo degli incontri a cadenza regolare che riconoscano il valore dell'organizzazione». I risultati raggiunti dai "cugini" corsi rappresentano una chimera? «Diciamo che sono non uno ma due passi avanti. Ma non parlerei di chimera perché la Regione ha già una legge che risale a 20 anni fa e prevede la costituzione di una Consulta regionale giovanile e che sarebbe paragonabile al modello corso. Ma di fatto esiste una base». Il valore dell'Europa è emerso spesso, in particolare dalle testimonianze degli ospiti balcanici. Quanto è distante l'Europa dalla quotidianità delle politiche giovanili isolane? «Probabilmente negli ultimi anni si è avvicinata. Rispetto a 10 o 20 anni fa ci sono molte più opportunità per i giovani di fare scambi culturali, esperienze di lavoro o volontariato all'estero. A livello istituzionale può sembrare più lontana, ma questi progetti non sono altro che le emanazioni delle volontà politiche. Credo che sia più vicina di quanto non la si percepisca nella società».

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