La Nuova Sardegna

Oristano

Il mondo degli antichi giocattoli

di Michela Cuccu
Il mondo degli antichi giocattoli

Ad Ales esiste uno spazio unico nel suo genere: raccoglie i giochi antichi, quelli poveri e magici

08 dicembre 2018
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ALES. Il paese dei balocchi è in Marmilla, a Zeppara. La scuola elementare della piccola frazione di Ales, chiusa per carenza di alunni, è la sede del Museo del giocattolo tradizionale della Sardegna. Una realtà unica nell’isola e con poche simili in Italia, testimonia un’epoca dove i giocattoli erano un lusso e si facevano a casa. Non è esattamente un museo per bambini, anche se tutti i 264 giocattoli esposti, divisi in nove sezioni, sono stati realizzati da ragazzini. Nella metà degli anni Novanta, fra i docenti della scuola Media di Ales c’era l’antropologo Nando Cossu. Per tre anni, i suoi alunni, attraverso i racconti di genitori e nonni, furono impegnati a ricostruire i giocattoli antichi, molto diversi da quelli di oggi caratterizzati da un ricorso alla tecnologia. Quelli di allora erano fatti di materiali assolutamente poveri: pezzi di legno e di stoffa ma anche barattoli di latta, sassi e spaghi. Giocattoli che oltre all’abilità nel realizzarli, necessitavano di fantasia.

Paolo Salis è la guida del museo. Diplomato all’istituto d’Arte, non si limita ad accompagnare i visitatori nelle sale espositive, ma è anche il curatore dei laboratori dove insegna ai bambini a costruirsi da se i giocattoli e a riconoscere i materiali di cui sono fatti. La prima cosa che colpisce è l’originalità dell’allestimento, fra il minimalista e lo stile Bauhaus con le pareti delle sale candide e i giocattoli appesi in installazioni di canne tenute assieme da un sistema di fili.

Si inizia dai giochi più semplici. Ci sono i trampoli costruiti con due grossi barattoli di conserva e qualche spanna di spago o i passatempi fatti di noci infilate in uno stecco che si fanno girare all’infinito, mentre, un seme di albicocca forato nel punto giusto, diventa un formidabile fischietto. «I modi di giocare dei bambini di oggi e dei coetanei di allora sono molto diversi – spiega Salis – il gioco iniziava dalla sua costruzione ed era anche occasione di socializzazione. Contrariamente ad oggi, allora si usciva di casa per stare assieme agli altri bambini». Fra i materiali più ricorrenti nella costruzione dei giocattoli c’erano le canne: intagliate diventavano strumenti musicali come su sollittu, versione sarda dello zufolo, ma anche archi, fucili, spade, persino carretti e trattori in miniatura. Di canne erano anche i cavallini, per giochi rituali, dall’Ardia alla Sartiglia. Con qualche scatoletta vuota di sardine e un pezzo di spago, si costruiva un trenino, con un rocchetto di filo e un pezzettino di legno, un carretto: ogni materiale poteva trasformarsi in giocattolo. Quando il riciclo era pratica quotidiana, ci si poteva divertire per ore con un cerchione arrugginito di bicicletta fatto ruzzolare per la strada; i tappi metallici delle bottiglie, sostituivano egregiamente le fiches de su barralliccu, antenato popolare della roulette. Erano invece fatti di stracci i palloni dei bambini che non potevano permettersene uno di gomma o di cuoio. Anche le bambole erano fatte di materiali di recupero con pezzi di stoffa.

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