La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, boom in nero delle case vacanza

Enrico Carta
Oristano, boom in nero delle case vacanza

I dati raccolti da Federalberghi sugli affitti del sito Airbnb smascherano un'enorme fetta di sommerso

17 dicembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Nel 2010 zero spaccato. Nel 2011 un timido inizio con le prime 6 registrazioni al portale, diventate 15 l’anno successivo e cresciute sino a 31 nel 2013. Da quel momento in poi è stato un boom che ha contato 68 appartamenti o case in affitto su Airbnb nel 2014, quindi 116 nel 2015 e ancora 158 nel 2016. La scalata è poi proseguita con i 204 del 2017, raggiungendo il vertice quest’anno con 242 appartamenti in affitto e il dato si riferisce ad agosto per cui potrebbe essere superiore.

I numeri sono figli di una ricerca di Federalberghi e, a dispetto di quel che si potrebbe pensare frettolosamente, non vengono letti positivamente. Dietro di essi si cela infatti un fenomeno ormai massiccio di abusivismo, peraltro facilmente controllabile e sanzionabile, ma sul quale al momento non ci sono stati provvedimenti particolari. È così che l’economia condivisa della globalizzazione e l’improvvisazione rischiano di mettere in ginocchio chi al settore del turismo ha dedicato una vita e ancora oggi, in mezzo a un mare di difficoltà, paga le tasse e gli stipendi a numerosi dipendenti. In due parole: fa economia. E lo fa alla luce del sole e non in nero come la gran parte degli inserzionisti dei vari portali internet.

Dopo l’incertezza dei primi anni, anche Oristano è stata colpita dal boom delle case in affitto facilmente reperibili su internet. I dati raccolti da Federalberghi riguardano il solo territorio comunale, per cui è facilmente immaginabile quale sia la portata del fenomeno a livello provinciale. Quello che più balza agli occhi è che, nel solo periodo di tempo che va da agosto di due anni fa all’ultima estate, la disponibilità di affitti è cresciuta del 60,26%. Possibile che sia davvero tutto in nero? Fuori regola lo è certamente, perché solo lo 0,41% degli alloggi si trova in una stanza condivisa. Il 33,47% è in stanza privata all’interno di un appartamento abitato, mentre il 66,12% degli alloggi disponibili è in appartamenti o case del tutto disabitati.

Si dirà che si tratta di un piccolo sollievo per le casse di molte famiglie che così arrotondano, invece ben il 59,92% degli annunci è pubblicato da chi gestisce più di un alloggio. Sempre in nero o fuori dalle regole imposte al settore delle case vacanza che invece è ben regolamentato. Evidentemente ai più piace aggirare i paletti visto che non si tratta di attività occasionali – queste sì consentite –, ma di un vero e proprio introito fisso: il 58,33% degli alloggi su Airbnb è in vendita per oltre sei mesi all’anno.

«Siamo di fronte a un evidente squilibrio in termini di ricadute sul sistema economico che deriva dalla situazione d’irregolarità legata al sommerso – spiega Pino Porcedda, presidente provinciale di Federalberghi –. A fronte di fatturati e ricavi consistenti non corrispondono apporti equivalenti in termini di contributo all’erario e di sostegno all’occupazione e al reddito. In più vengono danneggiate tanto le imprese turistiche tradizionali, quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza». Vero, perché anche il settore delle case vacanza è regolamentato ed è stato equiparato al mondo dei bed & breakfast con tanto di classificazione, autorizzazioni, controlli, qualità e tasse pagate. «Ecco perché, prima di introdurre la tassa di soggiorno, il Comune dovrebbe preoccuparsi di bloccare il fenomeno – prosegue Pino Porcedda –. Solo smascherando il sommerso che già esiste, in cassa entrerebbero cifre elevate da reinvestire nel settore. Federalberghi ha la possibilità di indicare le attività abusive. È un compito facile per chi come il Comune, la Questura, la Guardia di Finanza è deputato al controllo del sommerso». Che nel 2018 ha riguardato il 64% delle presenze turistiche in provincia.

In Primo Piano

Video

Sassari, il sindaco Nanni Campus: «Il 25 aprile è stato strumentalizzato, anche io ho ceduto sbagliando clamorosamente»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative