La Nuova Sardegna

Oristano

Capu d’Aspu, la difesa: «I lavori furono conclusi»

di Enrico Carta
Capu d’Aspu, la difesa: «I lavori furono conclusi»

Bosa, dopo le memorie scritte le arringhe dei difensori per l’appalto contestato «Mancava solo il dragaggio di una piccola parte di fondale. Assurdo condannare»

21 dicembre 2018
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BOSA. Le memorie scritte non bastano. La difesa si prende il suo spazio anche in aula ed espone di fronte ai giudici i motivi per cui ha chiesto l’assoluzione per i suoi assistiti. A diversi anni di distanza dalla fine dei lavori alla diga foranea sul Temo, il caso dei lavori ultimati o non ultimati – dipende dai punti di vista e anche dalle misurazioni – non si è ancora concluso. L’udienza di ieri è stata la penultima, mentre la conclusione del processo è prevista per il 1° febbraio, quando ci sarà spazio per le repliche del pubblico ministero Armando Mammone e delle controrepliche del collegio difensivo.

Già ieri, gli avvocati che avevano fatto sentire attraverso memorie scritte le loro ragioni ai giudici Carla Altieri, Elisa Marras e Federica Fulgheri, hanno argomentato ripercorrendo le tappe di una vicenda che li vede su posizioni opposte a quelle del pubblico ministero che aveva chiesto la condanna per gli imputati: 2 anni e 4 mesi per Salvatore Bisanti, responsabile dell’impresa che svolse i lavori; 5 anni e 6 mesi per l’ingegnere cagliaritano Paolo Gaviano che svolgeva le funzioni di direttore dei lavori; 5 anni e 4 mesi per il geometra Luciano Baldino, responsabile del procedimento per conto del Comune; 4 anni per i tre componenti della commissione di collaudo, gli ingegneri oristanesi Piero Dau e Antonello Garau e il loro collega di Sedilo Antonio Manca; 2 anni e 6 mesi per l’ex sindaco Piero Casula che era primo cittadino all’epoca in cui venne affidato l’appalto e che è entrato nella vicenda per aver provveduto al pagamento di ferie non godute allo stesso Luciano Baldino. L’assoluzione era stata chiesta invece per la funzionaria comunale Rita Mozzo, richiesta ribadita anche dall’avvocato Guido Manca Bitti che ha poi sollecitato il medesimo esito per gli altri suoi due assistiti. Una serie di sentenze della Cassazione e altri atti dimostrano che le ferie al geometra Luciano Baldino potevano essere regolarmente pagate, motivo per cui cadrebbe anche il reato contestato all’ex sindaco.

Per gli altri imputati, gli avvocati difensori Franco Luigi Satta, Gianfranco Siuni, Massimo Massa, Roberto Dau, Speranza Benenatti e Franco Pani hanno invece puntato su altri argomenti più inerenti i lavori e lo svolgimento di essi. Il dato che più balza agli occhi è che l’inadempimento sarebbe stato pari a un millesimo della globalità dei lavori. Su oltre 15 milioni di costo di appalto per evitare le inondazioni che periodicamente mettevano Bosa in ginocchio, ci si sarebbe al massimo dimenticati di dragare un tratto equivalente a poco più di 40mila euro di lavori. Nessun elemento proverebbe poi il contatto tra la commissione di collaudo e la ditta che secondo la procura sarebbe all’origine della truffa con cui fu certificata la conclusione dell’opera. Il 1° febbraio si conoscerà anche il parere dei giudici.

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