La Nuova Sardegna

Oristano

La sabbia del Sinis torna a casa, dopo 40 anni

La sabbia del Sinis torna a casa, dopo 40 anni

Una turista lombarda decide di restituire quanto rubato, pur senza malizia, tanto tempo fa

15 ottobre 2019
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CABRAS. Un gesto simbolico, un atto d’amore verso la terra che l’ha ospitata, quando, da giovane, arrivava felice sulle spiagge del Sinis a scoprire il sapore del mare e a conoscere il vero colore del cielo. Adesso l’età non è più quella di un tempo, ma l’amore per la sua isola, avendo sposato un sardo è rimasto inalterato. E così Angela ha preso coraggio e ha scritto alla pagina facebook di “Sardegna rubata e depredata”, un profilo messo in piedi da chi prova a far tornare a casa la sabbia, e gli oggetti strappati impropriamente alla natura sarda. «Buongiorno, sono una signora di Milano sposata con un sardo. Mi sento infinitamente in colpa perché ho in casa dei vasi di vetro con sabbia e conchiglie raccolte in Sardegna. Parlo degli anni 80 – scrive Angela – allora non si aveva l'impressione di fare una cosa scorretta. In quegli anni frequentavo San Giovanni di Sinis e la costa Ovest della vostra Isola. Ora io vorrei tanto riportarli al loro posto ma non saprei come fare». Angela dopo aver scritto ha preso coraggio e si è informata. «Dieci giorni fa Angela ci ha spedito un pacco da Locate di Triulzi del peso di 10 chili. Grazie alla consulenza di un geologo – scrivono i responsabil idella pagina – abbiamo avuto indicazioni molto precise sulla provenienza dei materiali. Con l'aiuto di alcuni attivisti che collaborano con noi, oggi, dopo 40 anni di esilio forzato, la maggior parte del materiale è finalmente tornato a casa. Nel Sinis».

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