La Nuova Sardegna

Salviamo Sa Itria e le sue sorelle

Gianluca Corsi
I ruderi della chiesa sul monte Ortobene
I ruderi della chiesa sul monte Ortobene

Si accende il dibattito sulle vecchie chiese dimenticate

21 gennaio 2011
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 NUORO. Continua a creare curiosità e aspettative l'iniziativa che un gruppo di cittadini nuoresi sta portando avanti attraverso le pagine di Facebook per ripulire e far conoscere i ruderi della chiesa campestre di Nostra Signora de Sa Itria, alle pendici settentrionali del monte Ortobene. Dopo l'appello lanciato da Graziano Siotto, insieme a Tonino Frogheri, Salvatore Pinna e Gian Franco Chessa, per incontrarsi domenica 30 gennaio tra le rovine del santuario del XIII secolo, si sta animando un felice dibattito sulle sorti di tanti monumenti cittadini. C'è chi chiede di ricordare anche altre chiesette campestri tra Balu Birde e Marreri, talvolta ruderi, ma più spesso rimaste soltanto nella memoria di qualche nuorese o di qualche scritto: Santu Jacu, Santu Gabinzu, Santu Tederu, Santu Tomeu, Santu Larentu, Santu Micheli. Nomi che rimandano a tante altre costruzioni del passato, che una città distratta e stordita da una furia urbanistica auto-distruttrice non è riuscita a cancellare completamente, almeno nella toponomastica. E come non ricordare allora Santu Milianu, antica chiesa plebaniale di Séuna, citata come chiesa di San Julian e Sant'Emiliano e attribuita erroneamente dal clero spagnolo a San Giuliano, ma più probabilmente dedicata a San Mamiliano Vescovo di Palermo? Anche la via Sant'Emiliano sembrerebbe aver mantenuto l'equivoco nel nome. E poi Santu Nicola (l'omonimo vicolo dietro via Lamarmora), Santa Maria Maddalena (Sa Piedade), che era proprio in via della Pietà, Santu Predu (nel rione omonimo), Santu Lutzìferu (in via Roma), Santu Jubanne (presso piazza San Giovanni), Sa Purissima (de la Purissima Conception), che fu una delle antiche cattedrali di Nuoro, edificata lungo la Bia Majore, per lasciare posto al vecchio municipio, poi demolito e sostituito dal mostro in cemento del Banco di Sardegna. Una sfilza impressionante di santi, alcuni davvero originali, come Sant'Unofre e Santa Marina nel colle di Sant'Onofrio, Sant'Ursula, ma anche Sant'Elene, vicino all'attuale bar Cambosu, Santa Barbara e Santa Luchia, quest'ultima in via Lamarmora.  Intanto, a proposito dell'iniziativa di domenica 30, c'è da segnalare che, nell'autunno dell'anno scorso, era stato lanciato il progetto "Ecclesiae Fabrica: dal rudere a nuova vita", finalizzato al recupero e al restauro di duecento ruderi di antichi edifici sacri, che potranno finalmente essere preservati da un'ulteriore aggressione dell'incuria e del tempo. Tra questi era elencata anche la chiesa di Sa Itria di Nuoro. Resta da vedere a che punto sia l'iter del progetto. Nel frattempo cresce l'interesse anche su Facebook. Tina Santoni, presidente dell'Archeo Arci, ha riesumato un vecchio articolo del pittore e scrittore nuorese Antonio Ballero, apparso su Vita Sarda il 26 giugno 1892. Ballero descrive una festa allora molto sentita dai nuoresi, celebrata tutti gli anni a inizio giugno. Tanto sentita che Salvatore Bardi ricorda come i nuoresi più autentici, per indicare una grande festa, dicono "paret sa festa'e Itria".
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