La Nuova Sardegna

Quirra, si indaga per omicidio plurimo, la Procura blocca i bombardamenti

Giovanni Bua
Quirra
Quirra

Le pietre di fuoco del poligono di Quirra non bruciano più. Il sequestro di otto «bersagli», ordinato dal procuratore Domenico Fiordalisi ed eseguito giovedì dalla sezione omicidi della Mobile di Nuoro, blocca di fatto le esercitazioni «armate» a tempo indeterminato. Le ipotesi di reato per cui la Procura ogliastrina ha aperto il fascicolo sono pesantissime: omicidio plurimo, violazioni ambientali, omissione d'atti d'ufficio in relazione ai controlli sanitari

22 gennaio 2011
3 MINUTI DI LETTURA





PERDASDEFOGU. Stop alle esercitazioni. Attendendo gli sviluppi delle indagini a Quirra potranno continuare solo le esercitazioni «bianche» (le simulazioni di sbarco e i giochi di guerra stile soft air). Ma fino a quando i consulenti tecnici nominati da Fiordalisi non avranno campionato e analizzato gli otto bucherellati blindati in disuso, stop ai bombardamenti pubblici e soprattutto agli «autocertificati» test privati (il 44 per cento del totale).

Omicidio plurimo. Anche perché le ipotesi di reato per le quali la Procura indaga sono pesantissime: omicidio plurimo, violazioni ambientali e omissione di atti d'ufficio in realzione ai mancati controlli sanitari. Sull'omicidio plurimo (che evidentemente parte dalla convinzione che almeno qualcuna della sessantina di morti sospette, tra pastori della zona e militari che hanno prestato servizio a Perdas, sia riconducibile all'attività del poligono) le indagini sono in carico alla Mobile nuorese, guidata da Fabrizio Mustaro. Che ieri ha fatto un lungo sopralluogo insieme a Fiordalisi nell'area del poligono. Per i reati ambientali e l'omissione di atti d'ufficio procederà la Forestale.

In volo sul poligono. Oltre agli otto «bersagli» (posti sotto sequestro in zona «Carriga») la Procura ha acquisito una corposa documentazione sulle attività del poligono nell'ultimo quarto di secolo. E altra ancora ne acquisirà nei prossimi giorni. Visitati venticinque «siti» a vario titolo usati nelle esercitazioni. E sorvolato in elicottero il distaccamento a terra di Perdasdefogu e quello a mare di Capo San Lorenzo.

Guerra privata. L'idea è quella di ricostruire in maniera precisa l'elenco dei luoghi in cui si è sparato. Determinare la loro distanza dai centri abitati e dalle zone di pascolo (il Salto è privo di recinzione e oltre 150 concessioni di pascolo sono state rilasciate dalla Difesa nel corso degli anni). Mettere ordine nel lungo elenco di eserciti e ditte private di mezzo mondo (l'affitto del poligono costa un milione e 200mila euro al giorno ed è garantito il segreto militare) che negli ultimi decenni si sono alternate nel «bombardare» i 12mila ettari del poligono. E soprattutto verificare se le migliaia di munizioni testate nel Salto abbiano lasciato traccia nei «bersagli» di uranio impoverito, metalli «sporchi», antimonio, cobalto.

Allarme linfomi. Qualsiasi cosa che possa essere legato agli sbalorditivi dati sulla diffusione dei tumori resi pubblici dalle Asl di Cagliari e Lanusei: il 65% dei pastori della zona negli ultimi dieci anni si sono ammalati di leucemie e linfomi. E agli inquietanti dati sulla mortalità: almeno 21 deceduti per tumori al sistema emolinfatico tra pastori ogliastrini e sarrabesi. E un imprecisato e ufficioso numero di militari (23 al netto di chi ha partecipato a missioni di guerra). A cui vanno aggiunti una ventina di bambini nati con gravissime malformazioni. Il tutto tra i 150 abitanti di Quirra e i 2600 di Escalaplano.

Mio figlio sta male. Proprio una segnalazione raccolta da Escalaplano qualche giorno fa sembra sia all'origine dell'indagine ufficiale aperta dalla Procura di Lanusei. Una donna cagliaritana ha infatti denunciato che il figlio diciassettenne ha contratto un linfoma (rarissimo per l'età) e che il ragazzo negli ultimi due anni aveva vissuto con il padre proprio nel paesino sarrabese.

La sindrome. L'ultimo di una serie infinita di casi, preceduto qualche giorno prima dalla morte del caporalmaggiore della Brigata Sassari Alessandro Bellisai, di 28 anni, stroncato il 14 gennaio da una «rara forma di tumore al sistema emolinfatico». Falco Accame, presidente dell'associazione «vittime delle Forze Armate» denuncia: «Bellisai era stato in Afghanistan. Ma prima nel poligono di Perdasedefogu dove lavorava come meccanico di riparazioni mezzi». L'ultima vittima della «sindrome di Quirra» insomma. Sperando che dalla «storica» indagine della Procura di Lanusei qualche risposta arrivi. Prima che le pietre riprendano a bruciare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
I soccorsi

Olbia, si schianta con il suv contro tre auto parcheggiate

Le nostre iniziative