La Nuova Sardegna

Santa Giusta. Il processo contro i vertici amministrativi della Clivati

Ex dipendente Cwf accusa: «Smaltimenti fuori legge»

Lo stabilimento della Cwf Italia
Lo stabilimento della Cwf Italia

25 gennaio 2011
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 SANTA GIUSTA. Si vola verso il colpo di spugna che ormai appare segnato. Numerosi dei reati contestati ai protagonisti del processo contro i vertici amministrativi della CWF Italia, lo stabilimento che produceva carbone fluido nella zona industriale, cadranno infatti in prescrizione.  Sicuramente gli imputati ne beneficeranno per quasi tutti i reati legati alla truffa presunta - rimarrà tale visto che il giudizio nel merito non arriverà nei tempi consentiti - che sarebbe stata messa in atto per ottenere i cospicui fondi della Legge 488 che avrebbe dovuto servire per incentivare l'attività imprenditoriale nelle zone più svantaggiate economicamente.  Secondo i calcoli che dovranno ovviamente trovare conferma nella sentenza dei giudici, rimarrà in piedi esclusivamente un reato di malversazione di soldi pubblici contestato a Giovanni Clivati, capostipite della famiglia imprenditoriale lombarda che aveva investito anche in Sardegna. Probabilmente anche in questo caso tutto sarà inutile perché difficilmente si riuscirà a chiudere il processo d'appello nei termini, visto che la prescrizione interverrà quasi certamente prima della sentenza di secondo grado.  Il reato che non andrà incontro alla prescrizione, dovrebbe essere quello di inquinamento. E a tal proposito, rispondendo alle domande del pubblico ministero Diana Lecca, uno degli ex dipendenti della CWF Italia ha riferito di una serie interminabile di irregolarità che sarebbero state commesse su suggerimento dei vertici aziendali. In particolare è stato fatto il nome di Giovanni Murgia, che svolgeva compiti di coordinamento del personale.  Sarebbe stato lui a dare le indicazioni sullo smaltimento dei residui della lavorazione del carbone fluido. Le ceneri venivano direttamente trasferite dalla caldaia in un camion senza contenitori ermetici e poi gettate a cielo aperto. Le regole più elementari legate allo smaltimento sarebbero state quindi costantemente ignorate.  Tesi contestata dagli avvocati difensori Rinaldo Saiu e Francesco Angioni, che hanno evidenziato come il testimone sia tuttora in causa con l'azienda dopo aver subito il licenziamento.  È stata comunque l'ultima deposizione, con accusa e difesa che hanno rinunciato a numerosi testimoni. Si va quindi verso la chiusura del processo, la cui ultima udienza è fissata per il 15 aprile. (e.c.)
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