La Nuova Sardegna

Le rotte segrete delle navi della morte negli Anni 90

Piero Mannironi
Il sostituto procuratore di Tempio Riccardo Rossi che ha aperto l’inchiesta; a destra, il cargo Lucina che ha cambiato nome prima in Pepito poi in Joanne I
Il sostituto procuratore di Tempio Riccardo Rossi che ha aperto l’inchiesta; a destra, il cargo Lucina che ha cambiato nome prima in Pepito poi in Joanne I

Il pentito della 'ndrangheta Fonti ha parlato ai magistrati di altri viaggi della Jadran Express

06 giugno 2011
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LA MADDALENA. Anni bui, di traffici e di trame, gli anni Novanta. Le armi sequestrate al petroliere Zhukov vengono da quella stagione nella quale le acque del Mediterraneo erano solcate da navi-cargo cariche di fucili, razzi, bombe e scorie nucleari. Un commercio oscuro che alimentava guerre sanguinose ai Africa e nei Balcani e risolveva i problemi di spregiudicate aziende che smaltivano rifiuti tossici a basso costo. Con le inconfessabili complicità dei servizi segreti di molti governi.

La Jadran Express, per esempio, non fece solo quel viaggio nel quale, nel marzo del '94 venne bloccata nello Stretto di Otranto. Ne parla infatti anche il superpentito della 'ndrangheta Francesco Fonti che ha raccontato alla magistratura il grande business delle armi e delle scorie.

Così disse Fonti: «Le armi erano 75 casse di kalashnikov, 25 casse di munizioni e 30 di mitragliette Uzi. All'inizio del 1993 furono caricate in Ucraina, dalla fabbrica "Ukrespets Export", a Odessa, a bordo della nave Jadran Express che batteva bandiera maltese, affittata per mio conto..... La Jadran Express fece scalo a Trieste, dove le armi furono quindi caricate su due camion e trasferite nel porto di La Spezia, luogo in cui furono trasbordate dentro un capannone portuale, in attesa di essere reimbarcate sulla nave Mohamuud Harbi».

Le armi finirono poi in Somalia e consegnate alla fazione di Ali Mahdi. Era i traffici sui quali stava indagando la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio il 20 marzo del 1994.

In questi oscuri affari sembra essere entrata un'altra nave, la Lucina, che nel luglio del 1994 fu teatro di una terribile mattanza nel porto di Djendjen, in Algeria: i sette uomini dell'equipaggio vennezo sgozzati e sparirono 600 tonnellate di carico. Secondo alcuni testimoni oculari, quella nave era a Capo Ferrato, in Sardegna, il 2 marzo del '94, quando sparì un elicottero della finanza con due militari a bordo. Forse fu abbattuto.

Ma la storia di queste navi della morte viene continuamente cancellata e riscritta. Semplicemente cambiando nome. La Jadran Express, per esempio, oggi si chiama Hrvatska e batte bandiera croata. E la Lucina, dopo essersi stata chiamata Pepito oggi è la Joanne I e batte bandiera panamense.

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