La Nuova Sardegna

Sequestrati i radar di Quirra: la Procura ordina nuove perizie

Valeria Gianoglio
Uno dei radar di Quirra
Uno dei radar di Quirra

Sigilli per 180 giorni ai radar fissi e mobili del poligono di Quirra. Un nuovo tecnico nominato dal pm dovra valutare alla massima potenza di emissione se siano pericolosi. Intanto gli allevatori sfrattati chiedono una proroga

17 giugno 2011
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PERDASDEFOGU. Tutto comincia, incredibile ma vero, da uno sciame di api di Quirra: in cinque mesi di indagini hanno controllato persino quelle. Lo scorso 23 maggio, Mauro Cristaldi, uno dei consulenti del procuratore Fiordalisi nell'inchiesta sul poligono, stava studiando come rispondevano gli operosi insetti alle onde elettromagnetiche emesse dai radar del poligono. «Voglio il radar alla massima potenza», aveva chiesto agli operatori.

Un ispettore di polizia, tuttavia, si accorge che uno dei manometri indicava una potenza bassa, e che pertanto l'analisi di Cristaldi, secondo l'ufficiale di polizia giudiziaria, era stata falsata. Poi sono arrivate alcune segnalazioni di residenti: «Controllate i radar, c'è gente che si è ammalata».

I radar sequestrati.
Gli inquirenti non si sono fatti pregare: ieri mattina il procuratore Fiordalisi ha firmato, infatti, un decreto di sequestro probatorio per 180 giorni, con annesse ispezioni (da affidare al nuovo consulente Fiorenzo Marinelli) dei radar di Quirra. Lo ha firmato per permettere nuove indagini e per fissare la situazione, senza che vi siano "depotenziamenti". I radar sono dodici in tutto, più quattro mobili. Sei, sono "radar di inseguimento". Sono grossi e servono a seguire il percorso dei missili che vengono testati nel poligono. Viaggiano in coppia con gli altri cinque radar. Ovvero con i più piccoli "radar navali": quelli che vengono installati per controllare lo specchio d'acqua e che erano stati piazzati a suo tempo per assicurare che durante i test i missili non incontrassero barche sul loro tragitto. C'è poi un dodicesimo radar: un "radar misto", che serve sia per "inseguimento" sia come radar navale. Si trova a quota 210 metri sul livello del mare, sopra Capo San Lorenzo. Gli altri radar si trovano ad Arbatax, sotto il faro di Capo Bellavista, a Sarrala, a Serralonga, a Murtas.

Le valvole.
Ieri gli uomini della squadra mobile nuorese guidati da Fabrizio Mustaro, hanno messo i sigilli a una parte delicata di queste apparecchiature. Ciò che è stato sequestrato, infatti, non è l'intero radar, che dunque continua a funzionare, ma soltanto l'"armadio trasmettitore". Ovvero il cuore dell'impianto. Una sorta di scatolone alto due metri e profondo un metro, che contiene una valvola che permette al radar di funzionare. La valvola, una "Ml-6544" - dello stesso tipo di quelle contenute in cinque casse sequestrate mesi fa e analizzate dal fisico Paolo Randaccio - quando è in funzionamento emette raggi x, che sono schermati dall'armadio trasmettitore. Chi le maneggia deve utilizzare particolari protezioni. L'ipotesi della Procura è che questi radar possano avere influito sulla salute dei residenti. Uno studio, datato diversi anni, dello stesso Cristaldi, sembra andare in questa direzione. Gli esperti di radar sono di diverso parere: sostengono che i fasci emessi da questi radar non possano colpire l'uomo a meno che quest'ultimo non si trasformi in un gabbiano o in un super-canguro. Capace di fare un balzo che lo stacchi da terra di almeno 210 metri. Il fatto è, sostengono gli esperti, che questi radar non possono andare "sotto zero": non possono essere inclinati. Per cui se un radar è posizionato a quota 200 metri, può vedere solo oggetti a quota duecento metri.

Le denunce. Gli abitanti della zona nutrono però un mucchio di paure e sospetti. Alla Procura di Lanusei, infatti, sono state presentate diverse denunce da alcuni congiunti di malati che ritengono queste malattie legate ai radar. La magistratura dovrà accertare se le cose stanno così. Per farlo il procuratore Fiordalisi ha nominato un nuovo consulente, che si aggiunge alla già piuttosto nutrita schiera di esperti incaricati per il caso Quirra. Si chiama Fiorenzo Marinelli, è un ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, e studia le interazioni tra i campi elettromagnetici e gli organismi viventi. Dovrà accertare «se le emissioni elettromagnetiche prodotte dal funzionamento delle apparecchiature radar e che emettono elettromagnetismi del Pisq possano causare danno alla popolazione esposta».

I nuovi interrogatori.
Sempre nelle ultime ore, inoltre, la squadra mobile ha ispezionato anche un vecchio stabilimento della Vitrociset a Macchiareddu e sequestrato alcune valvole abbandonate che Randaccio ha definito come «sorgenti radioattive orfane». In quello stabilimento, fino a una decina di anni fa, la Vitrociset, l'azienda che lavora nel poligono, faceva la manutenzione del sistema di missile antiaereo Nike, per conto dell'Aeronautica danese. Nei giorni scorsi, invece, gli investigatori hanno sentito i due tecnici dell'Sgs indagati per "falso ideologico" in relazione a uno studio sul poligono commissionato dall'agenzia Nato Namsa.

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