Per la storica emittente arriva un nuovo momento di difficoltà
La crisi colpisce Nova Tv, undici in cassa integrazione
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La sede di Nova Tv in via Tirso 15 agosto 2011
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ORISTANO. Cassa integrazione per undici sino al 31 dicembre. Poi si vedrà, ma difficilmente l'azienda sarà in grado di rinunciarvi e quasi sicuramente presenterà la domanda di proroga per altri mesi. Sino a quando non si sa, quel che è certo è che per Nova Televisione, la storica emittente locale, non saranno giorni facili. Per ora si lavora a ranghi ridotti, ma si lavora. Tra qualche mese bisognerà nuovamente tirare le somme perché le condizioni economiche in cui naviga non sono certo rosee. È per questo che a inizio mese è stato preso il provvedimento. Gli unici ad essere risparmiati dalla cassa integrazione, al momento, sono il direttore dell'emittente e uno dei tecnici di produzione. Per il resto il provvedimento coinvolge tutti, i sei giornalisti della redazione e gli altri cinque tecnici. La firma è arrivata nei primissimi giorni del mese, al termine di una riunione, in cui la cooperativa Amal, che fa capo alla Memoria Storica, ha esposto alle altre parti - erano presenti l'editore Carlo Salis, il direttore Giorgio Mastino, il fiduciario di redazione Marianna Guarna, il tecnico di studio Antonio Pinna e il presidente regionale dell'Assostampa Francesco Birocchi - il resoconto sulla delicata situazione economico finanziaria. Le alternative erano poche e quasi inevitabilmente sono arrivate le firme che sanciscono la cassa integrazione. Questo oltre a comportare delle notevoli difficoltà nell'organizzazione del lavoro, in particolare del telegiornale, diventa un problema serissimo per tutti i dipendenti che ora si trovano a fare i conti con una retribuzione notevolmente ridotta. La soluzione alla crisi peraltro potrebbe non essere dietro l'angolo, anche se nella riunione di qualche giorno fa, è stata annunciata la volontà di mettersi a studiare un piano organizzativo dal quale potrebbe arrivare un rilancio dell'emittente. Di certo non sarà facile perché la situazione, già ingarbugliata, è diventata pressoché inestricabile alcuni anni fa, quando la Amal fu costretta a vendere le frequenze ad un altro soggetto. Le frequenze garantivano un introito sicuro annuale di circa duecentomila euro, ma la situazione espositoria al termine della precedente gestione era insopportabile e con i libri in tribunale quella era l'unica maniera per evitare il fallimento. Lo stato di crisi dell'azienza non poteva che portare a commenti piuttosto preoccupati. A parlare è il direttore Giorgio Mastino: «Il dispiacere è tanto perché in quest'ultimo anno c'è stato un risparmio di centomila euro di costi vivi, per il quale i dipendenti hanno fatto già notevoli sacrifici, rinunciando a collaborazioni esterne e lavorando intensamente. E c'è anche da sottolineare che il fatturato pubblicitario non è calato negli ultimi quattro anni. Stiamo pagando una mancanza oggettiva che non dipende dal personale».