La Nuova Sardegna

Cerimonia a scuola per un fascista, è polemica

Daniela Scano
La targa che all’Itc ricorda Giuseppe Meridda
La targa che all’Itc ricorda Giuseppe Meridda

L’Anpi scrive al preside dell’Itc di Sassari: «Inaccettabile coinvolgere i ragazzi, bloccate tutto».- Giuseppe Meridda morì in Spagna nel 1938 mentre combatteva accanto ai franchisti

03 novembre 2011
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SASSARI. La commemorazione di Giuseppe Meridda, caduto nel 1938 in Spagna mentre combatteva accanto alle armate franchiste, scatena una polemica all'Itc Lamarmora di piazza Marconi. L' Associazione partigiani d'Italia chiede di annullare la celebrazione.

Sono stati Piero Cossu e Caterina Mura, presidente provinciale e della sezione cittadina dell'Anpi, a dare fuoco alle polveri con una lettera al dirigente scolastico Mario Olivieri. Al centro del contendere c'è la cerimonia, programmata per il pomeriggio del 16 novembre nei locali della scuola, durante la quale sarà solennemente ricordato il sottotenente dei bersaglieri Giuseppe Meridda, passato nelle Legioni delle camicie nere fasciste e caduto in combattimento il 25 dicembre del 1938. Meridda venne insignito della medaglia d'oro al valor militare dal regime fascista.

L'Anpi (e alcuni docenti della scuola) chiede di bloccare la cerimonia e si propone «per qualsiasi iniziativa la scuola voglia attare sui temi dell'antifascismo, della Resistenza, della difesa della Costituzione italiana». Se la cerimonia si farà lo stesso, l'Anpi annuncia iniziative di protesta. Prima di arruolarsi Giuseppe Meridda, originario di Ozieri, studiò nella scuola sassarese dove conseguì il diploma. In suo ricordo, da settant'anni, nell'androne dell'istituto c'è una targa.

La cerimonia del 16 è stata organizzata dall'Associazione Bersaglieri, ma Cossu e Mura giudicano «inaccettabile che una scuola pubblica si presti a ospitare la celebrazione di un fascista, se è vero quanto riportato nelle motivazioni per il conferimento della medaglia d'oro». «Non è esagerato - attacca l'Anpi - definire tale operazione apologia di fascismo. Operazione nella quale verrebbero coinvolti docenti e studenti».

Meridda morì gridando «Viva il re, viva il duce». Oltre a ricordargli che dopo la guerra tutte le medaglie conferite ai fascisti caduti nella guerra franchista «sono state per ovvie ragioni depennate», l'associazione partigiana chiede a Olivieri «quale insegnamento può dare ai suoi studenti una figura che ha fatto del'aggressione a un popolo sovrano la sua ragione di vita e di morte?».
«Qualcuno obietterà che i morti sono tutti uguali e tutti hanno diritto alla stessa pietà - ragionano Cossu e Mura -. È vero, ma per noi le ragioni per cui sono morti li rendono diversi».

Non la pensa così Mario Olivieri. Il dirigente scolastico ammette che quando ha accettato la proposta non conosceva la storia di Meridda, solo che fu studente dell'Itc, tuttavia precisa che non ha problemi a ospitare la commemorazione. «Onestamente - obietta il preside - non capisco tutta questa acredine». Per Olivieri non c'è neppure niente di strano nel fatto che gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale siano stati invitati a fare temi su Meridda.

«Anche commemorando un morto dalla parte "sbagliata" - taglia corto Olivieri - si può insegnare ai ragazzi che gli ideali vanno rispettati anche se non sono i nostri». La polemica è solo all'inizio.

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