La Nuova Sardegna

Addio a Martiradonna, il terzino più temuto

Enrico Gaviano
Mario Martiradonna
Mario Martiradonna

Scomparso a 73 anni uno degli eroi dello scudetto. Albertosi diceva: fermerebbe anche Pelè

21 novembre 2011
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CAGLIARI. Addio a un altro eroe dello scudetto. Dopo Giulio Zignoli e Andrea Arrica, ieri se n'è andato anche Mario Martiradonna. Un terzino che sin dalle sue prime apparizioni in maglia rossoblù era riuscito a conquistare la fiducia e l'affetto dei tifosi. Martiradonna era arrivato in Sardegna nell'estate del 1962. Non avrebbe più lasciato l'isola.  Eppure l'inizio non era stato dei più esaltanti. Appena sbarcato a Elmas, dopo due campionati a Reggio Emilia, disse: «Oddio, ma dove sono capitato?». L'effetto della città di frontiera, cinquant'anni fa, Cagliari l'aveva tutto. Ed evidentemente spaventò al primo approccio il giovane continentale. Ma Martiradonna fu cattivo profeta. Proprio lo scorso anno, nella festa per i 40 anni dello scudetto del Cagliari, disse: «Non me ne andrei per tutto l'oro del mondo. Qui ho trovato dei veri amici e poi, ragazzi, ho vinto lo scudetto».  

Lui è stato un artefice di quell'incredibile trionfo, e non solo per il rendimento in campo durante il campionato 1969-70, quando nessuno dei giocatori affidati alla sua marcatura riuscì a segnare. Fu Martiradonna, dopo aver giocato il primo anno in Sardegna, a suggerire ai dirigenti rossoblù l'acquisto di Ricciotti Greatti, quello che sarebbe stato poi il cervello della squadra campione d'Italia.  «Aveva giocato con me alla Reggiana - ricordava il terzino - e insistetti per portarlo a Cagliari». Così Martiradonna, con i neo acquisti Greatti e Riva nel 1963-64 trascinò la squadra alla promozione dalla B alla A. Nel frattempo, Mario Martiradonna era stato letteralmente adottato dalla tifoseria rossoblù. La Curva Ovest dell'Amsicora, quella che accoglieva l'anima popolare del tifo, lo aveva ribattezzato «Marieddu». 

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Martiradonna, che sardo non era, si era meritato il diminutivo in cagliaritano grazie all'impegno, alla dedizione, alla testardaggine e a quella statura non certo da gigante. Orgoglio e impegno che gli hanno sempre consentito di tenersi stretta la maglia numero 2, da titolare inamovibile. Era quasi scontato che, nel ritiro precampionato, Marieddu partisse come riserva. Poi bastavano le prime amichevoli e i primi impegni di Coppa Italia per ribaltare le gerarchie precostituite dall'allenatore di turno. Martiradonna tornava al suo posto, nell'11 titolare. A fargli fare il salto di qualità ci pensò, manco a dirlo Scopigno.

Nella difesa degli anni d'oro Martiradonna e Niccolai erano i due destinati a marcare le punte avversarie.  A Nick toccava sempre l'attaccante più alto e a Marieddu il più veloce. Contro la Fiorentina, dovendo marcare quel fenomeno di Chiarugi, Martiradonna chiese all'allenatore: «Mister, che devo fare?» e Scopigno serafico: «Comincia a tenerlo dal sottopassaggio». Ma, a parte le battute, Scopigno si inventò Martiradonna marcatore più eclettico. Così, una volta, negli spogliatoi prima di Cagliari-Milan, il tecnico rossoblù si avvicinò a Martiradonna e gli disse: «Mario, oggi devi marcare il loro numero 10». Marieddu ci pensò un attimo e poi realizzò: «Rivera!». Rischiò per un momento di uscir pazzo, ma poi in campo fece il suo dovere, e il Golden boy fu annullato.

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Successe qualcosa del genere anche in un Inter-Cagliari. A inizio partita, Mazzola vide il terzino del Cagliari avvicinarsi, lo guardò e gli chiese: «Ma mi devi marcare tu?». Martiradonna fece di sì con la testa e il baffo interista replicò: «Ho capito, questa volta non tocco palla». Così avvenne.  Con queste premesse, è chiaro che Martiradonna pensò di poter anche raggiungere la nazionale. Scopigno, ancora lui, lo illuse: «Andrai in Messico, è praticamente sicuro». Invece Valcareggi lo depennò dalla lista, nonostante l'invito di Albertosi: «Mister, se ci tocca affrontare Pelè, Martiradonna è l'unico in grado di marcarlo». Il terzino rossoblù non andò ai mondiali, l'Italia perse la finale proprio con il Brasile. E Scopigno consolò così Martiradonna per la mancata convocazione. «Mario, con quel cognome dove vuoi andare? Ti fossi chiamato Martin, a quest'ora saresti stato titolare fisso dell'Italia».  

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